lunedì 15 ottobre 2012

Per una scuola democratica

Sulla base del presupposto, ampiamente dimostrato da molti studi e ricerche, nonché dai dati dell'Ocse, secondo cui 
  1. aumentare la retribuzione dei docenti della scuola pubblica è il mezzo migliore per incentivare la qualità della scuola;
  2. un miglior livello di istruzione è un fattore di sviluppo, innovazione e competitività economica;
  3. la strada più rapida per uscire da una crisi economica è potenziare cultura, conoscenza e formazione;
a fronte delle gravissime tendenze in atto nella società e nel governo atte a proseguire nello smantellamanto dell'istruzione pubblica e nella svalutazione della professione dell'insegnamento, già avviate dai governi e dai ministri precedenti;

riproponiamo, con alcuni aggiustamenti, il documento che avevamo elaborato nel 1999 sulla valorizzazione della funzione docente. Si tratta di una b0zza su cui aprire la discussione per affrontare casi particolari, dettagli, precisazioni, ma una bozza che si fonda su due punti a nostro parere irrinunciabili.



Il PRIMO PASSO dovrebbe essere il riconoscimento giuridico e la formalizzazione contrattuale di tale professione (completamente assente dal CCNL vigente). Ciò significa  inanzitutto pervenire ad un'adeguata quantificazione giuridicamente e contrattualmente definita della funzione e delle modalità organizzative in cui si esplica. Proponiamo:
  • orario di servizio di 36 ore per i docenti che scelgono il tempo pieno, così suddivise:
    • diciotto ore di didattica (che sono le sole attualmente retribuite, mentre il resto, fumosamente determinato sotto la voce giuridicamente discutibile "obblighi di servizio", continua ad aumentare di anno in anno).
    • diciotto ore di altre attività istituzionali riconosciute e retribuite:
      • alcune di queste saranno da trascorrere a scuola la mattina e/o il pomeriggio in orari indicati dal docente o concordati con gli altri interessati (es.: progettazione di percorsi formativi, programmazione collegiale, valutazioni quadrimestrali e finali, dialogo con le famiglie, uscite didattiche, recupero, integrazione, ecc.);
      • altre potranno essere svolte liberamente in altri luoghi (es.: programmazione individuale, valutazione elaborati, ricerca, aggiornamento, ecc.).
Dato che sull'argomento c'è molta confusione (orario di lezione confuso con l'orario di lavoro), occorre precisare con molta chiarezza che:
  • buona parte dei docenti già svolgono di fatto il tempo pieno, anche se questo evidente dato (del resto, richiesto a chiare lettere dal CCNL) non è per nulla riconosciuto e quantificato giuridicamente né tantomeno economicamente retribuito;
  • non solo; essi sono i protagonisti principali, con la loro dedizione, di tutte le innovazioni che hanno in questi ultimi anni modificato profondamente il sistema formativo pubblico italiano, elevandolo già ora ad un notevole livello qualitativo;
  • ancora, negli ultimi anni gli impegni connessi allo svolgimento della funzione docente sono esponenzialmente aumentati;
    • rimandiamo su tali argomenti (orario effettivo di lavoro in costante aumento e rapporto inversamente proporzionale con la retribuzione) ad un intervento fondamentale in materia, non certo di parte: l'articolo "Tutte le voci che compongono la busta paga dell'insegnante" di Domenico Cucchetti, pubblicato sul supplemento "L'esperto risponde" n. 94 de Il Sole - 24 ore del 1993 (dati ripresi in seguito da molte altre pubblicazioni);
    • rimandiamo anche (sull'esigenza improrogabile di aumentare le retribuzioni degli insegnanti in ragione di quanto sopra) all'intervento dell'allora ministro della Pubblica Istruzione, Giancarlo Lombardi, apparso il 28 dicembre 1995 sul Corriere della sera con il titolo "Salari più alti ai docenti - la scuola rischia l'agonia" (tema ripreso e sviluppato da molti altri studiosi dei sistemi formativi);
  • le attività suelencate NON sono da introdurre; esse sono già svolte, come conferma anche il profilo professionale contrattualmente richiesto dalla normativa contrattuale vigente;
  • ciò che invece il contratto dovrebbe formalmente riconoscere è il fatto che l'orario di servizio del docente è di 36 ore (si tratta di una formale media al ribasso: molti di noi fanno anche 50-60 ore a settimana) e che la retribuzione deve essere comparata a tale orario effettivo di servizio.
Proponiamo inoltre l'istituzione di un orario a tempo parziale che si configuri sulla base della specificità della professione e potrebbe essere organizzato in questo modo:
  • nove ore di didattica;
  • nove ore di altre attività istituzionali riconosciute e retribuite:
    • alcune di queste saranno da trascorrere a scuola la mattina e/o il pomeriggio in orari indicati dal docente o concordati con gli altri interessati (es.: progettazione di percorsi formativi, programmazione collegiale, valutazioni quadrimestrali e finali, dialogo con le famiglie, uscite didattiche, recupero, integrazione, ecc.);
    • altre potranno essere svolte liberamente in altri luoghi (es.: programmazione individuale, valutazione elaborati, ricerca, aggiornamento, ecc.).
Naturalmente, tale orario di servizio dovrebbe essere reso obbligatorio per chi svolge la libera professione per rispondere alla duplice esigenza di non privarsi, da un lato, del prezioso apporto di tali professionisti e di non creare, d'altro canto, una sottocategoria di docenti impegnati a mezzo servizio che per evidenti motivi non possono dedicare il loro tempo a tutte le attività connesse e funzionali all'insegnamento (e altrettanto irrinunciabili) di una cattedra a tempo pieno.

In SECONDO LUOGO, occorre procedere ad una maggiorazione retributiva generalizzata per tutti i docenti con contratto a tempo indeterminato che abbiano superato il periodo di prova e scelgano l'orario di servizio a tempo pieno, con adeguamento agli standard europei, come risultano dalle tabelle allegate:
 





  • tendenzialmente tale retribuzione dovrà essere pari circa al 30% in più rispetto a quella attuale per tutte le posizioni stipendiali, al fine di adeguare la retribuzione degli insegnanti italiani agli standard europei;
    • tale maggiorazione retributiva realisticamente potrebbe andare a regime entro la scadenza del prossimo CCNL;
    • contestualmente, entro la stessa data si dovrà provvedere alla graduale estinzione di quelli che eufemisticamente sono definiti compensi delle attività aggiuntive, la cui soppressione è auspicabile poiché si configura come un vero monstrum giuridico offensivo per la categoria:
      • evidentemente ciò di cui auspichiamo la soppressione è il cosiddetto "Fondo dell'istituzione scolastica", dietro cui si nasconde un profilo di illegittimità: si tratta molto semplicemente di pagamento a cottimo, a prezzo da manodopera a bassissimo costo e superdequalificata, di attività che il docente già svolge (anche perchè fanno parte del suo profilo professionale), ma che non sono adeguatamente retribuite, non configurano progressione economica, non sono pensionabili, ecc.; beh! il nostro modesto parere è che qui ci troviamo in un campo molto delicato, di violazione dei diritti dei lavoratori, di violazione degli stessi diritti umani, con il consenso (questo è davvero sconcertante) degli stessi rappresentanti sindacali, che di quei diritti dovrebbero essere i difensori;
      • ad onor del vero va detto che il "Fondo di incentivazione" fu introdotto come strumento transitorio per arrivare all'istituzionalizzazione contrattuale di un compenso accessorio per i docenti, che avrebbe dovuto avere ben altre caratteristiche di quelle che ora possiede il "Fondo"; ma si trattò di promesse che non hanno mai avuto attuazione;
  • altrettanto realisticamente a decorrere dal periodo di validità del prossimo contratto di categoria (da rinnovare subito) dovrebbe essere possibile reperire le risorse per destinare ai succitati docenti (con contratto a tempo indeterminato che abbiano superato il periodo di prova e scelgano l'orario di servizio a tempo pieno) una maggiorazione retributiva pari a circa un terzo dell'adeguamento agli standard europei (cioè il 10% in più dell'attuale retribuzione):
    • nella fase transitoria potrebbero essere soppressi i  "lauti" compensi relativi alle attività funzionali all'insegnamento; tali attività infatti devono essere retribuite in modo giuridicamente più corretto, con la maggiorazione retributiva da noi proposta;
    • dovrebbero invece essere mantenuti nella stessa fase, finché le nuove retribuzioni non siano a regime, i  compensi relativi alle attività aggiuntive di insegnamento (corsi di recupero, ecc.);
      • tutti gli insegnanti che scelgono il tempo parziale potrebbero godere dell'attuale retribuzione con orario e tempo-cattedra dimezzati;
      • per i docenti nell'anno di prova e per i docenti con contratto a tempo determinato si potrebbe studiare una maggiorazione retributiva più contenuta, o in alternativa mantenere in vigore tutti i compensi per le attività aggiuntive di qualsiasi tipo.

Post scriptum.
Obiettare che c'è la crisi, che non ci sono risorse, che altre categorie stanno peggio è del tutto fuori luogo. Le risorse ci sono, il fatto è che vengono sistematicamente occultate o sprecate, con l'evasione e l'elusione fiscale, con la corruzione e con la criminalità organizzata.
Inoltre, proprio nel settore pubblico vi sono retribuzioni (in primis, tra i funzionari pubblici, gli amministratori, i politici, ecc.) che creano notevoli diseguagliaze e intaccano l'essenza stessa della democrazia  e dello stato di diritto. Il nesso tra democrazia ed equità delle retribuzioni lo ha spiegato bene Nadia Urbinati in un intervento molto importante su La Repubblica.
Infine, la nostra proposta servirà precisamente a risolvere la crisi con misure davvero efficaci, innescando un circolo virtuoso ("Niente cultura, niente sviluppo" ha giustamente scritto qualche tempo fa Il Sole /24 Ore, ribadendo il concetto in altri interessanti articoli), che non si può certo ottenere con politiche recessive che inseguono la crisi e non ne raggiungono mai la fine, come Achille con la tartaruga nel paradosso di Zenone.

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