giovedì 20 maggio 2010

Lettera aperta per salvare la scuola pubblica


LETTERA APERTA

Tanti motivi ci spingono a rendere pubblici alcuni pensieri, condivisi in piccoli gruppi di amici e colleghi, sulla drammatica situazione della scuola pubblica italiana oggi.

Innanzitutto c’è la speranza che possa nascere un’azione comune, allargata a tutti coloro che, al di là degli schieramenti politici, concordino sul valore della scuola come motore di ogni società democratica, per affermare la necessità, non di difendere la scuola così com’è, ma di migliorarla. Poi c’è la volontà di far circolare pensieri ed informazioni che aprano confronti e ci riportino al piacere e al dovere del discutere su temi civili, nella direzione di una riappropriazione della politica che veda, come soggetti attivi e propositivi, i cittadini.

I fatti:
  • La scuola pubblica è senza denaro: l’insolvenza da parte del Ministero nei confronti delle amministrazioni scolastiche genera il blocco dei finanziamenti o la loro preoccupante riduzione, non solo dei progetti extra e para curricolari, ma anche delle spese di ordinaria gestione (gessi, pulizie, carta igienica, manutenzione). Il taglio all’Istruzione è stato quantificato in otto miliardi di euro.

  • Manca personale: le ore di supplenza non sono affidate, prevalentemente, ad insegnanti in servizio, ma gli studenti o sono lasciati soli nelle classi o sono mandati a casa. La riduzione del personale è stata calcolata di 130.000 persone, tra docenti e non docenti, entro il 2012

  • E' previsto un notevole innalzamento del numero degli alunni per classe nei prossimi due anni scolastici.

  • La Regione Lombardia eroga il fondo relativo al diritto allo studio per l’80% agli studenti della scuola privata che costituiscono, per ora, il 9% dell’intera popolazione scolastica regionale.

  • A Brescia quest’anno le iscrizioni alla scuola paritaria hanno avuto un incremento del 4,94%.

  • Il prossimo anno entrerà in vigore una riforma della scuola superiore, condizionata innanzi tutto da motivi di bilancio: il quadro orario delle diverse materie, che complessivamente produce una perdita di ore di lezione e di posti di lavoro, è stato determinato indipendentemente dai programmi, che non sono ad oggi definitivi.

  • E' stata di fatto abolita, senza che mai fosse davvero istitutita, la materia alternativa, venendo meno a quanto fissato dal Concordato del 1984.

Si potrebbe pensare che, se la scuola pubblica va a rotoli, la scuola privata possa costituire uno spazio di apprendimento e di educazione per i nostri giovani. La Costituzione, che riconosce la libertà di scelta e consente l’istituzione di scuole private “senza oneri per lo stato” (art. 33), riserva alla scuola pubblica una centralità le cui ragioni non ci sembrano venir meno, non foss’altro perché è un luogo istituzionale di incontro e di pluralismo: la nazione italiana, di cui si celebra quest’anno il 150° anniversario, trova nella scuola pubblica una possibilità insostituibile di incontro tra diverse classi sociali, culture, orientamenti ideali, per poter rifondare e rinsaldare un’identità multipla e dialogante.


Per questo proponiamo:


  • di aderire alle iniziative pubbliche che il Comitato dei Genitori del Calini e il Coordinamento delle scuole bresciane propone

  • di far circolare la presente lettera aperta e altri materiali che contribuiscano a migliorare il livello di informazione sulla situazione attuale

  • di individuare un momento pubblico di incontro per condividere efficaci strategie di intervento.

La consapevolezza che la scuola sia uno spazio di formazione culturale, sociale e affettiva nel quale si misura la civiltà di un popolo ci rende particolarmente preoccupati dell’indifferenza nella quale si radica una così pesante situazione: è venuto il momento, di fronte all’urgenza di problemi così evidenti, che ci si compatti e mobiliti per tutelare il futuro di questo Paese, certi che nessuna uscita dalla crisi sarà possibile senza maggiori investimenti nell’istruzione.

Alcuni insegnanti del liceo Calini

Brescia, 30 / IV / 2010

mercoledì 19 maggio 2010

Petizione per salvare la scuola pubblica



In questi giorni i Consigli d’Istituto delle scuole si stanno riunendo per discutere, tra le altre cose, anche dei criteri per la formazione delle classi. Per effettuare tutti i tagli previsti dall’art. 64 della legge 133, le classi previste saranno composte di un numero molto alto di allievi. Alle superiori, le classi iniziali devono avere un numero minimo di 27 alunni e poi i resti vengono distribuiti fino a 30, ma in sede di organico di fatto si potrà pure arrivare a 33.Sono numeri che peggioreranno la qualità del servizio e faranno andare le aule scolastiche ed i laboratori fuori norma:

  • sia in riferimento agli indici minimi di funzionalità didattica (D.M. 18 dicembre 1975 – Norme tecniche per l’edilizia Scolastica che stabilisce i parametri spaziali minimi a disposizione di ogni persona presente nei locali scolastici (1,80 metri quadri netti per la scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di I grado; 1,96 metri quadri netti per le scuole secondarie di II grado),
  • sia per la prevenzione incendi (D.M. 26 agosto 1992 – Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica). Il presente decreto al punto 5.0 (Affollamento) stabilisce il limite massimo di persone presenti in un'aula nel numero di 26.).

Inoltre appare opportuno evidenziare che la qualità dell'offerta formativa potrebbe risultare inevitabilmente compromessa dall'applicazione dell'articolo 64 e delle circolari ad esso correlate. Si reputano particolarmente allarmanti le problematiche indicate di seguito:

  • dispersione scolastica (soprattutto nelle classi iniziali i margini di intervento da parte degli insegnanti nei confronti di studenti con difficoltà di approccio a determinate discipline risultano sottoposti a fortissime limitazioni)
  • interventi individualizzati (fortemente limitata risulta anche la possibilità da parte del corpo docente di elaborare percorsi formativi finalizzati all'ottimizzazione del profitto scolastico e allo sviluppo delle potenzialità individuali)
  • difficoltà nell'organizzazione delle uscite didattiche
  • discontinuità didattica
  • disgregazione del gruppo classe nel caso di accorpamento di classi intermedie.

Con la presente nota allora si vuole:

  • denunciare le evidenti contraddizioni tra le direttive del Ministero (art. 64 legge 133 del 6 Agosto 2008) che impongono l’aumento degli alunni per classe e la normativa esistente in materia di sicurezza e agibilità dei locali scolastici (Decreto Interministeriale del 18 Dicembre del 1975; Decreto del 26 Agosto del 1992 del Ministero dell’ Interno; Decreto legislativo n. 81 del 9 Aprile 2008: testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro).
  • richiamare l'attenzione sulle responsabilità civili e penali che potrebbero discendere sulla Dirigenza Scolastica qualora detta normativa fosse applicata a scapito della disciplina costituzionalmente garantita sulla sicurezza e sulla prevenzione nei plessi scolastici. Quest'ultima normativa, basandosi su principi costituzionalmente garantiti, prevale rispetto alle leggi emanate esclusivamente nell'ottica di distrarre risorse (taglia 8 miliardi di euro e 134 mila posti in tre anni) dal settore scolastico, a detrimento non solo della qualità dell'offerta formativa, ma anche dell'incolumità dei soggetti che fruiscono delle strutture scolastiche.Il Dirigente Scolastico e il Consiglio d'Istituto, quindi, hanno il compito e il dovere di verificare caso per caso, aula per aula, se sia possibile l'applicazione legittima delle normative inerente all'innalzamento del numero degli alunni per classe. In caso di inadempienza, essi stessi potrebbero essere responsabili della gravissima violazione delle norme sulla sicurezza e sulla prevenzione.
  • invitare alla mobilitazione immediata prima che si determinino definitivamente gli organici del prossimo anno e non rassegnarci o arrenderci, (parole che racchiudono tutta la liturgia del perdente) alla nuova ecatombe di posti di lavoro che ci si parerà innanzi.

Per il coordinamento insegnanti delle scuole superiori di Modena "La Politeia"
Ioannis Lioumis (membro)

sabato 1 maggio 2010

Altri tagli alla scuola pubblica: cosa fa l'opposizione?



La Ministra Gelmini con la CM n. 37 ha diramato le istruzioni per tagliare oltre 25 mila posti nella scuola statale; anche quest´anno, come già l´anno scorso, ha disposto tali tagli non solo sulla base di uno schema di Decreto Interministeriale (e quindi senza un regolare Decreto), ma violando tutte le leggi vigenti. Non sono state sentite difatti né le Commissioni parlamentari, né la Conferenza Unificata Stato-Regioni-Comuni e Provincie; inoltre per la scuola secondaria di II grado non sono stati pubblicati i regolamenti su cui si basano i nuovi organici. In conclusione anche quest´anno la Ministra Gelmini interviene in modo pesante sulla scuola statale; finora però non c´è stata alcuna reazione concreta ed incisiva. Noi cercheremo con i mezzi che abbiamo a disposizione di contestare anche questi tagli; abbiamo già in corso un ricorso per contestare le disposizioni sulle iscrizioni nelle scuole secondarie di 2° grado; impugneremo anche questi provvedimenti. Ma le azioni legali, pur necessarie, non sono sufficienti; è necessaria una forte iniziativa politica; i partiti di opposizione, le Regioni governate dalla sinistra, gli Enti locali, le OO.SS cosa fanno? Cosa aspettano per promuovere, tutti insieme, sia a livello locale che nazionale? (Tratto da Per la Scuola della Repubblica - Comitato di Firenze)