venerdì 21 settembre 2012

Il "concorsone" e il gioco delle tre carte


 In un'Italia che avrebbe più che mai bisogno di un nuovo Umanesimo e di una visione filosofica della crisi, ma è governata da economisti e finanzieri, il ministro dell'istruzione Profumo, un ingegnere elettrotecnico con un curriculum di altissimo profilo, il classico personaggio che siede in tanti consigli di amministrazione, che sembra essere un esperto di ricerca scientifica e tecnica (e solo quella, forse), dimostra, da buon ingegnere, una straordinaria incompetenza nel campo filosofico, pedagogico e didattico. Infatti, non rassegnandosi a non lasciar il segno, pur non essendo stato eletto da nessuno, ha deciso di bandire un concorso per l'assunzione di nuovi docenti, che, riproponendo in gran parte le folli idee che già aveva partorito il ministro di Prodi, Luigi Berlinguer, nel 1999, rispolvera pazzesche concezioni del reclutamento dei docenti e dell'accertamento delle competenze didattiche che farebbero contemporaneamente ridere e piangere tutti i pedagogisti della storia della civiltà umana.
Non bastasse questo, il concorso presenta profili di illegittimità sconcertanti, che fanno sembrare lo Stato italiano uno di quei furfantelli che, nei confronti dei cittadini, praticano il gioco delle tre carte, cambiando di nuovo, pur senza averne alcun titolo, le regole per l'assunzione dei docenti e annullando, quasi di colpo, le regole precedenti.
  1. Si tratta di un concorso a cattedre, non abilitante, quindi anche chi risultasse idoneo, ma non vincitore di cattedra, non conseguirebbe l'abilitazione.
  2. Ma soprattutto azzera tutte le graduatorie precedenti: ciò significa che:
  •  chi ha ottenuto l'abilitazione in concorsi precedenti ed è in "lista d'attesa" per l'assunzione non ha più diritto a entrare in ruolo, se non partecipa al concorso e non si piazza in posizione utile;
  • riserva la stesa sorte per chi ha conseguito una o due o più abilitazioni e magari anche qualche specializzazione nelle precedenti SSIS;
  • considera pressoché nulla l'esperienza professionale maturata da quei precari, tutti o quasi già pluriabilitati, che hanno avuto supplenze o incarichi annuali negli ultimi anni.
La frettolosa abolizione delle SSIS, che si fondavano sul giusto principio del tirocinio, e la riproposizione di un concorso che prevede procedure (come il "quizzone" a risposta multipla o la lezione simulata) a dir poco grottesche per chi conosce la professione docente, si rivela l'ennesimo imbroglio dello Stato italiano nei confronti dei propri cittadini.

mercoledì 12 settembre 2012

La deriva culturale ed economica dell'Italia


La deriva culturale ed economica dell'Italia non si arresta ed è destinata a peggiorare, poiché le politiche del governo cosiddetto tecnico sono depressive ed autolesioniste sia sul piano politico che su quello strettamente economico. Modestamente stiamo cercando da tempo di fare i castigatori delle idee sbagliate, come dice di sé il docente di Princeton Paul Krugman (nella foto), uno dei più grandi economisti di oggi, candidato, per fortuna, se Obama dovesse esser rieletto, a guidare la politica economica USA in futuro.
Krugman è, come umilmente cerchiamo di essere anche noi dall'inizio della nostra attività, un keynesiano convinto, fautore di un altro New Deal, che comporti, tra l'altro, grandi investimenti nell'istruzione e l'assunzione di insegnanti. 
Purtroppo il nostro governo, paradossalmente sostenuto da partiti che hanno idee opposte, si muove in direzione contraria e, dimostrando di essere totalmente incompetente anche sul piano tecnico, ignora l'insegnamento della storia degli ultimi cent'anni e corre dietro alla crisi, facendola andare ancora più veloce, sicché, come Achille, non raggiungerà mai la tartaruga.
Le cifre dell'OCSE confermano che l'Italia sta precipitando sempre più in basso: trentunesima su 32 Paesi negli investimenti sull'istruzione, paga i più bassi stupendi del mondo agli insegnanti, ha una percentuale di laureati che è la metà della media Ocse (15% contro 31%) e il maggior numero di giovani che non studiano né lavorano.
Una situazione tragica che l'attuale governo intende ulteriormente peggiorare con la revisione della spesa pubblica, manovra finanziaria mascherata, e con la totale assenza di investimenti nei settori che producono sviluppo, come appunto l'istruzione e la formazione.
Per documentarsi si possono leggere su Repubblica.it: