Per quanto riguarda le politiche sull'istruzione, che sono l'unica possibile chiave dello sviluppo compatibile e dell'uscita da una crisi che è soprattutto culturale, morale e civile, l'Italia sta facendo esattamente il contrario di quel che si dovrebbe fare ed è la prima quanto a riduzione della spesa nel settore: un ben triste primato, che dobbiamo soprattutto a ministri del calibro di Brichetto (detta Moratti), Gelmini e Profumo, e a governanti come Berlusconi e Monti. Ora dovremmo ribattezzarla "Itaglia".
Anche la Commissione Europea lo certifica ufficialmente, ma le forze
che hanno "pareggiato" al Senato, e anche le altre, il problema
dell'istruzione non l'hanno mai nominato nemmeno per sbaglio.
Noi non ci sentiamo itagliani, anche se per sfortuna e purtroppo lo siamo (modificando un po' Gaber).
L'Italia ha tagliato più di qualsiasi altro Stato europeo
sull'istruzione e da Bruxelles arriva una autentica strigliata. "Sono
tempi difficili per le finanze nazionali ma abbiamo bisogno di un
approccio coerente in tema di investimenti pubblici nell'istruzione e
nella formazione poiché questa è la chiave per il futuro dei nostri
giovani e per la ripresa di un'economia sostenibile nel lungo periodo".
Come dire: la crisi c'è ma occorre capire cosa tagliare. La tirata di
orecchie all'Italia arriva direttamente dalla Commissione europea che ha
passato in rassegna i bilanci dei 27 Paesi membri scoprendo che negli
ultimi tre anni soltanto otto hanno tagliato sull'istruzione. E l'Italia
è la prima.(
La Repubblica).