martedì 3 gennaio 2012

Istruzione e sviluppo economico: dove va l'Italia?




I più accreditati studi internazionali dicono che:
1) Tra tutti i fattori di sviluppo economico, la crescita del livello dell’istruzione ha un "peso determinante", tanto da influire per il 75%.
2) La crescita del livello di conoscenze, competenze e capacità dipende da:
a) la quantità dell'istruzione;
b) il potenziamento degli insegnamenti di carattere generale (con cui si "impara ad imparare") ;
c) la valorizzazione della professione docente con retribuzioni adeguate all'alta responsabilità formativa dei professori.
La controriforma Tremonti-Gelmini della scuola pubblica ha:
- tagliato le risorse per 8 miliardi di euro;
- ridotto le ore di insegnamento in tutti gli indirizzi di studio;
- eliminato o molto ridimensionato le ore di materie come storia dell'arte, latino, diritto, filosofia (materie con cui si "impara ad imparare");
- eliminato 90000 docenti e bloccato lo stipendio dei superstiti (che si riduce nel tempo, non rinnovando contratti e non riconoscendo scatti progressivi).
Sembra chiaro che tutti questi interventi incideranno negativamente sullo sviluppo economico del Paese, penalizzando occupazione, lavoro, distribuzione della ricchezza, e generando povertà crescente della maggioranza (ma ricchezza crescente per una piccola minoranza).
Il nuovo governo non ha minimamente preso in considerazione questi problemi.
Dove sono finite le forze politiche che consideravano disastrosa la controriforma della scuola?
Credono davvero che si esca dalla crisi economico-finanziaria affidandosi a degli economisti e finanzieri? (incompetenti tra l'altro: capaci soltanto di tassare qualunque cosa e di tagliare risorse ai settori veramente fondamentali: non hanno studiato Keynes?)
Credono davvero che il Paese possa imboccare la strada dello sviluppo economico mantenendo in vigore la Tremonti-Gelmini?
Se lo credono davvero, si sbagliano e ciò significa che non sono in grado di svolgere la loro funzione politica. Se non lo credono, perché non si danno da fare per invertire la tendenza?
Se non si abroga la controriforma l'Italia va verso il degrado e il sottosviluppo. Bisogna agire in fretta, perchè si tratta di investimenti che daranno frutti su tempi medio-lunghi, ma se non si comincia mai, si rincorre sempre l'emergenza, senza mai raggiungerla.

2 commenti:

  1. Siamo in piena emergenza e non ci si rende conto che occorre un vero cambiamento di rotta, a cominciare proprio dall'abrogare la controriforma Gelmini. E' terribile constatare quali danni ha provocato! Perché adesso questo silenzio da parte di chi l'ha giustamente contrastata? Come si dice, economisti e finanzieri sono capaci solo "di tagliare risorse ai settori veramente fondamentali". Ancora una volta sembra che spaventi proprio che la gente "impari ad imparare" e si formi un vero pensiero critico.
    Mauro Germani

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  2. Proprio stamattina, mentre pubblicavo questo post, su La Repubblica è uscito un articolo di Paul Krugman, tradotto dal New York Times, che parla della grande attualità della lezione di Keynes e della cecità degli economisti attuali che con la loro politica dei tagli non fanno altro che produrre recessione, disoccupazione e povertà. Il governo Monti è costituito quasi tutto di questa gente, la generazione dei presunti professori di economia, che hanno scordato Keynes, che non conoscono la realtà e che hanno mandato l'Italia in rovina, prima sostenendo più o meno espressamente un governo ventennale privatistico e ora perseguendo una politica da incompetenti. Ma sono loro complici tutti coloro che dovrebbero perseguire una politica diversa. Se la sinistra non è keynesiana, cosa può essere? Grazie Mauro per il tuo importante contributo. A presto, Angelo

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