giovedì 28 luglio 2011

Scuole senza presidi e senza vice

La scuola pubblica è sempre al centro della politica aggressiva e sistematica del governo che intende colpire i diritti costituzionali all'istruzione e alla formazione, all'uguaglianza di opportunità e al riconoscimento del merito.

Ulteriori tagli di risorse colpiscono ora le presidenze e le vicepresidenze, con gravi conseguenze sulla gestione, sul funzionamento e sulla didattica.




Istruzione, scatta la manovra migliaia di scuole senza presidi
Duemila istituti minori non avranno più un dirigente, molti dovranno trasferirsi. Ma già ora, per effetto dei tagli, sono oltre 2500 le sedi gestite contemporaneamente dallo stesso dirigente. E la didattica va in affanno
di SALVO INTRAVAIA

Il governo colpisce il vertice dell'istruzione pubblica mettendone a rischio la governabilità. Per effetto della manovra, sulle presidenze di tutta Italia sta per abbattersi un vero e proprio ciclone. Quasi 2 mila piccoli istituti rimarranno per sempre senza un preside titolare e migliaia di dirigenti scolastici saranno costretti a fare la spola fra due scuole. Centinaia di colleghi, per effetto della norma taglia-dirigenze, dovranno fare le valigie e cercarsi in fretta e furia un'altra sede e migliaia di scuole non potranno più avere il vicario con l'esonero o il semiesonero dall'insegnamento per affiancare il preside nella gestione della scuola.

L'Andis, l'Associazione azionale dirigenti scolastici, "rileva la preoccupante situazione di criticità che viene a determinarsi nella gestione delle istituzioni scolastiche". E "pur nella consapevolezza che il problema del debito pubblico è serio - prosegue il comunicato sulla manovra dell'ufficio di presidenza dell'Andis - auspicando analoga riflessione anche sui costi della politica, l'Andis ritiene indispensabile il coinvolgimento dei dirigenti scolastici in tutte le sedi decisionali, nazionali e regionali, per limitare i possibili danni derivanti da scelte improvvisate e meramente ragionieristiche, che danneggerebbero irrimediabilmente il sistema scolastico nazionale di istruzione".

E la recente mozione della Struttura nazionale dei dirigenti scolastici della Flc Cgil chiede addirittura "la cancellazione dalla manovra finanziaria delle misure che riguardano la scuola", facendo "appello a tutti i soggetti interessati alla qualità e al futuro della scuola pubblica statale affinché cessino gli attacchi continui e siano ripristinate le condizioni necessarie a garantire la sua esistenza". Per comprendere la levata di scudi delle associazioni dei dirigenti scolastici contro il provvedimento approvato qualche giorno fa dall'esecutivo occorre esaminare il testo della manovra che riguarda la scuola.

Secondo l'articolo 19 della manovra, immediatamente in vigore, tutte le istituzioni scolastiche con meno di 500 alunni - 300 nelle piccole isole e nei comuni montani - non hanno più diritto ad avere un dirigente scolastico titolare.
Dovranno accontentarsi di un reggente: un dirigente titolare presso un'altra scuola che avrà il compito di badare anche alla piccola scuola che gli verrà assegnata. Sono circa 2 mila le scuole sottodimensionate. Quelle che a settembre sono già senza un preside si vedranno assegnare un reggente. E quelle che ne hanno uno, il cui contratto scade il 31 agosto prossimo, saranno nella stessa situazione. Conserveranno il preside full time per uno o due anni ancora, le piccole scuole dove il contratto del dirigente scolastico scadrà nel 2012 o nel 2013.

Alla mezza rivoluzione sui piccoli istituti si aggiunge la vacatio già esistente: 2.546 sedi vacanti che costringeranno altrettanti presidi a gestire contemporaneamente due scuole. La situazione è preoccupante in Lombardia, dove a settembre un terzo delle 1.305 istituzioni scolastiche avranno la poltrona della presidenza vacante. In più, la manovra prevede che al più presto le regioni adottino piani della rete scolastica che eliminino le direzioni didattiche e le scuole medie a favore di istituti comprensivi con almeno 1.000 alunni. Un'altra rivoluzione che richiederà, sempre che le regioni non si oppongano all'intrusione su competenze di loro pertinenza, lo smembramento e il successivo riaccorpamento di migliaia di plessi scolastici in tutta Italia.

Ma la governabilità delle scuole è a rischio anche per la norma che taglia esoneri e semiesoneri per i vicari. Fino all'anno scorso, le scuole con un numero di classi compreso fra 44 e 54 con almeno due plessi potevano richiedere l'esonero dall'insegnamento per il vicario. Stesso discorso per scuole con un numero di classi compreso fra 35 e 39, il cui vicario aveva il diritto all'esonero per metà dell'orario. Ma a settembre occorrerà avere almeno 55 classi per l'esonero e 40 per il semiesonero. Le scuole che non potranno più avere il vicario a disposizione della scuola saranno almeno 3 mila e se la scuola avrà anche un preside reggente diventerà un problema gestirla.

[...]



(La Repubblica, 19 luglio 2011)

Nessun commento:

Posta un commento