lunedì 25 aprile 2011

La scuola e la Costituzione


Pronta risposta del governo al dibattito tra i più autorevoli intellettuali su scuola pubblica e democrazia.
La scuola pubblica è un'istituzione fondamentale della Repubblica, un pilastro della Costituzione.
La Costituzione è la legge fondamentale dello Stato.
Il governo agisce al di fuori della Costituzione, al di fuori della legge...

Da La Repubblica del 20 aprile 2011:


Nel futuro dell'Italia si spenderà sempre meno per l'istruzione statale. Il Def (il Documento di economia e finanza) presentato dal premier Silvio Berlusconi qualche giorno fa, spiega tutto. Meno risorse per il personale della scuola, che dopo la cura da cavallo da 87 mila cattedre e 42 mila posti di personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario), subirà ulteriori riduzioni. Stipendi più leggeri per gli insegnanti. E una quota sempre più bassa di ricchezza del Paese destinata a scuola e università. Ma non solo: il documento prevede anche una non meglio specificata "riduzione strutturale della popolazione scolastica".
Ovviamente, quella a carico dello Stato.

Ma andiamo con ordine. "La spesa per l'istruzione - recita il Def - presenta una significativa riduzione per effetto delle misure di contenimento della spesa per il personale, a cui segue un andamento gradualmente decrescente nel trentennio successivo, dovuto alla riduzione strutturale della popolazione scolastica".

[...] l'eventuale ricchezza prodotta dal Paese nei prossimi anni potrebbe essere spostata altrove: la quota di Pil attualmente impegnata nell'istruzione, il 4,2 per cento, calerà al 3,7 per cento nel 2015 e addirittura al 3,4 nel 2060. "La previsione delle spese per l'istruzione - spiega Tremonti - ingloba gli effetti di contenimento della spesa derivante dal processo di razionalizzazione del personale della scuola pubblica anche attraverso la riduzione del gap nel rapporto alunni/docenti rispetto agli altri paesi".

"E la previsione - continua - tiene conto degli effetti indotti dalle misure di blocco, senza possibilità di recupero, delle procedure contrattuali per il triennio 2010/2012 e del blocco del meccanismo automatico delle progressioni stipendiali per il periodo 2011/2013". Che tradotto dal burocretese significa due cose: niente contratto per il personale della scuola almeno fino al 2013 e scatti "congelati" per un triennio. Quello che più temevano i docenti, che vedranno calare il potere d'acquisto delle proprie retribuzioni.

Ma la scuola dovrà fare i conti anche con l'effetto di trascinamento della riforma Gelmini che continuerà a mietere posti di lavoro per il futuro. La riforma dei licei, a titolo di esempio, il prossimo anno interesserà le seconde classi e dovrà ancora dispiegare i suoi effetti fino alla quinta. Con le immancabili ripercussioni sul futuro dei precari che troveranno più difficoltà ad accedere al ruolo.

(Salvo Intravaia)

Nessun commento:

Posta un commento