Si può forse discutere sulla volontà di produrre una nuova rivoluzione scientifica (un Rinascimento scientifico), puntando soprattutto su materie come matematica, chimica, biologia, ecc.
Noi siamo convinti che quel che serve oggi sia soprattutto un Rinascimento umanistico, ma non si può non approvare questa decisa svolta nella politica scolastica, in netta controtendenza rispetto all'Europa dell'Unione e, soprattutto all'Italia.
Infatti Monti, se ha studiato Keynes, se lo è dimenticato del tutto, con le sue politiche recessive, con le sue psuedo-liberalizzazioni dell'offerta in una crisi della domanda. E' vero che la fase neo-liberista l'Italia l'ha interpretata come privatizzazione dello Stato e quindi è rimasta indietro di 30/40 anni rispetto al resto del mondo occidentale, ma a questo punto quella fase sarebbe meglio saltarla e riscoprire in fretta il ruolo dello Stato.
Comunque, per tornare al tema, il professor Monti la parola scuola forse non l'ha mai pronunciata e la politica del suo governo, in quanto ad investimenti sulla pubblica istruzione, sta facendo peggio di tutti quelli precedenti, che pure eran riusciti a distruggerla quasi completamente.
Un confronto davvero impietoso tra chi cerca di andare avanti, come fa un capo di Stato di una nuova generazione, con idee innovative e propositi di potenziamento del servizio pubblico (con il sostegno dei privati) e chi è rimasto indietro, come un capo di governo della generazione che ha portato l'Italia sull'orlo del baratro e ora dovrebbe risollevarla con idee stantie, con le armi del ricatto sociale, della riduzione dei diritti e della tassazione dei ceto meno abbienti.
Ma chi si farebbe curare da chi gli ha trasmesso la malattia?
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