lunedì 25 aprile 2011

La scuola e la democrazia

Anche Umberto Galimberti sviluppa un'argomentazione che da oltre 15 anni Scuola Democratica ha cercato di portare all'attenzione dell'opinione pubblica:



Il lettore Nino Gernone che ringrazio, mi ha fatto pervenire questo brano di Piero Calamandrei tratto dal suo Discorso pronunciato al 3° Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l’11 febbraio 1950. Sono passati sessant’anni e questo discorso sembra una profezia che rende evidente il fatto che mai è scongiurato il pericolo di passare da un «totalitarismo aperto e confessato» a un «totalitarismo subdolo, indiretto e torbido». Continuiamo a ritenerci un paese democratico probabilmente perché siamo liberi di votare ma, come ci ricorda Giovanni Sartori, le elezioni sono solo un dei tanti modi possibili di eleggere i capi, la democrazia è ben altro. È innanzitutto scuola e istruzione, perché quando il popolo diventa gregge, ce lo ricorda Nietzsche, «altro non desidera che l’animale capo».
Uno dei modi per desensibilizzare un popolo al bisogno di democrazia è impoverire la scuola, sottraendole i mezzi finanziari necessari per compiere quel lavoro fondamentale che è l’educazione dei giovani. Ridurre il numero dei maestri e dei professori, aumentare il numero degli studenti nelle classi significa semplicemente rendere impossibile qualsiasi processo di istruzione e di educazione, e trasformare la scuola in un semplice parcheggio di ragazzi a tutt’altro interessati, che si fatica persino a tener disciplinati. Io non penso che ciò avvenga solo per ragioni finanziarie.
In fondo un popolo incolto, o educato solo dalla televisione, è più facile da governare.(Umberto Galimberti, La Repubblica D 218, 23 APRILE 2011)

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