Per informazioni e acquisti consultare la scheda libro della CSA editrice
venerdì 10 dicembre 2010
Scuola e televisione: il declino dell'Italia
Per informazioni e acquisti consultare la scheda libro della CSA editrice
Nella scuola pubblica si impara di più
La scuola pubblica, come Scuola Democratica sostiene da anni, produce conoscenza e progresso.
Vedi su Repubblica.it "Nella scuola pubblica si impara di più" di Salvo Intravaia".
Vedi anche "Ocse, migliorano gli studenti italiani" dello stesso autore.
sabato 4 dicembre 2010
Gli stipendi dei professori e il caso Italia
lunedì 20 settembre 2010
Il declino italiano
Dello stesso argomento si occupa la raccolta di saggi di Angelo Conforti Scuola e televisione: il declino dell'Italia in corso di pubblicazione presso CSA.
giovedì 26 agosto 2010
Precari senza lavoro
lunedì 23 agosto 2010
Il disprezzo italico per la cultura
Ecco gli italiani dai piedi leggeri - Il Sole - 24 Ore
mercoledì 18 agosto 2010
Violati i diritti dei precari
Scuola, ecco i numeri delle assunzioni: "Solo un terzo dei posti, precari a secco"!
giovedì 5 agosto 2010
Presentazione libro
Domenica 15 Agosto 2010 a Salsomaggiore in Piazza Libertà alle ore 18.20 Angelo Conforti presenta la raccolta di saggi "Scuola e televisione: il declino dell'Italia".
La presentazione si svolge nell'ambito del Festival 18E20 diretto da Andrea Villani.
Partecipano Gabriele La Porta e Silvia Guida.
Idee per una riforma operativa della scuola
Sono ben lieto di dare il mio contributo al vostro progetto.
[...]
Ho elaborato tra il 2005 ed il 2008 un documento sul tema "idee per una riforma operativa delle scuole superiori" .
Motivi ispiratori e considerazioni generali:la scuola in Italia, limitando il discorso alle medie superiori, è ancorata ad una didattica esausta ed individualista che va modificata dalle fondamenta partendo dal lavoro in classe, dagli organi collegiali ed una seria formazione in itinere che dovrebbe iniziare dall'ultimo anno di università e proseguire per tutta la vita professionale degli insegnanti.
C'è un malessere generalizzato ed una comunicazione interrotta ed una sostanziale mancanza di dialogo fra i soggetti all'interno delle istituzioni scolastiche, uniti ad opportunismi che non può continuare. Il Fenomeno burnout sta lavorando sottobanco e producendo esiti devastanti.
Non credo alla riforma istituzionale che piova dall'alto da un tavolo di esperti. Gli esiti peggiorativi a livello dei riasultati e della cultura generale (che sono, secondo la mia sensazione, assai più gravi di quanto possano apparire dalle indagini a livello statistico) non potranno che aumentare tendenzialmente senza una rivoluzione dal basso di valori e delle pratiche nel contesto della scuola: rottura del quadro orario fisso delle lezioni, il contratto di lavoro di 35 ore e sperimentazione didattica (team e laboratori etc), inserimento del tutor degli studenti come figura istituzionale,eliminazione delle varie forme di precariato, mobilità intersettoriale.
Si può partire da quelle pratiche di autoriforma sommersa che già sono presenti e comunque è necessario fare una analisi ed una revisione continua del proprio operato e di avere scambi aperti in un gruppo di lavoro per evitare la routine di pratiche esauste. Se è possibile un cambiamento radicale, lo vedo come reti che si espandono a macchia d'olio da realtà concrete locali.
Gli strumenti del Web possono accellerare un processo di espansione.
Ringrazio dell'attenzione ed auspico un dialogo fra di noi.
Saluti.
Maurizio Lazzerini
giovedì 20 maggio 2010
Lettera aperta per salvare la scuola pubblica
- La scuola pubblica è senza denaro: l’insolvenza da parte del Ministero nei confronti delle amministrazioni scolastiche genera il blocco dei finanziamenti o la loro preoccupante riduzione, non solo dei progetti extra e para curricolari, ma anche delle spese di ordinaria gestione (gessi, pulizie, carta igienica, manutenzione). Il taglio all’Istruzione è stato quantificato in otto miliardi di euro.
- Manca personale: le ore di supplenza non sono affidate, prevalentemente, ad insegnanti in servizio, ma gli studenti o sono lasciati soli nelle classi o sono mandati a casa. La riduzione del personale è stata calcolata di 130.000 persone, tra docenti e non docenti, entro il 2012
- E' previsto un notevole innalzamento del numero degli alunni per classe nei prossimi due anni scolastici.
- La Regione Lombardia eroga il fondo relativo al diritto allo studio per l’80% agli studenti della scuola privata che costituiscono, per ora, il 9% dell’intera popolazione scolastica regionale.
- A Brescia quest’anno le iscrizioni alla scuola paritaria hanno avuto un incremento del 4,94%.
- Il prossimo anno entrerà in vigore una riforma della scuola superiore, condizionata innanzi tutto da motivi di bilancio: il quadro orario delle diverse materie, che complessivamente produce una perdita di ore di lezione e di posti di lavoro, è stato determinato indipendentemente dai programmi, che non sono ad oggi definitivi.
- E' stata di fatto abolita, senza che mai fosse davvero istitutita, la materia alternativa, venendo meno a quanto fissato dal Concordato del 1984.
Si potrebbe pensare che, se la scuola pubblica va a rotoli, la scuola privata possa costituire uno spazio di apprendimento e di educazione per i nostri giovani. La Costituzione, che riconosce la libertà di scelta e consente l’istituzione di scuole private “senza oneri per lo stato” (art. 33), riserva alla scuola pubblica una centralità le cui ragioni non ci sembrano venir meno, non foss’altro perché è un luogo istituzionale di incontro e di pluralismo: la nazione italiana, di cui si celebra quest’anno il 150° anniversario, trova nella scuola pubblica una possibilità insostituibile di incontro tra diverse classi sociali, culture, orientamenti ideali, per poter rifondare e rinsaldare un’identità multipla e dialogante.
Per questo proponiamo:
- di aderire alle iniziative pubbliche che il Comitato dei Genitori del Calini e il Coordinamento delle scuole bresciane propone
- di far circolare la presente lettera aperta e altri materiali che contribuiscano a migliorare il livello di informazione sulla situazione attuale
- di individuare un momento pubblico di incontro per condividere efficaci strategie di intervento.
La consapevolezza che la scuola sia uno spazio di formazione culturale, sociale e affettiva nel quale si misura la civiltà di un popolo ci rende particolarmente preoccupati dell’indifferenza nella quale si radica una così pesante situazione: è venuto il momento, di fronte all’urgenza di problemi così evidenti, che ci si compatti e mobiliti per tutelare il futuro di questo Paese, certi che nessuna uscita dalla crisi sarà possibile senza maggiori investimenti nell’istruzione.
mercoledì 19 maggio 2010
Petizione per salvare la scuola pubblica
In questi giorni i Consigli d’Istituto delle scuole si stanno riunendo per discutere, tra le altre cose, anche dei criteri per la formazione delle classi. Per effettuare tutti i tagli previsti dall’art. 64 della legge 133, le classi previste saranno composte di un numero molto alto di allievi. Alle superiori, le classi iniziali devono avere un numero minimo di 27 alunni e poi i resti vengono distribuiti fino a 30, ma in sede di organico di fatto si potrà pure arrivare a 33.Sono numeri che peggioreranno la qualità del servizio e faranno andare le aule scolastiche ed i laboratori fuori norma:
- sia in riferimento agli indici minimi di funzionalità didattica (D.M. 18 dicembre 1975 – Norme tecniche per l’edilizia Scolastica che stabilisce i parametri spaziali minimi a disposizione di ogni persona presente nei locali scolastici (1,80 metri quadri netti per la scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di I grado; 1,96 metri quadri netti per le scuole secondarie di II grado),
- sia per la prevenzione incendi (D.M. 26 agosto 1992 – Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica). Il presente decreto al punto 5.0 (Affollamento) stabilisce il limite massimo di persone presenti in un'aula nel numero di 26.).
Inoltre appare opportuno evidenziare che la qualità dell'offerta formativa potrebbe risultare inevitabilmente compromessa dall'applicazione dell'articolo 64 e delle circolari ad esso correlate. Si reputano particolarmente allarmanti le problematiche indicate di seguito:
- dispersione scolastica (soprattutto nelle classi iniziali i margini di intervento da parte degli insegnanti nei confronti di studenti con difficoltà di approccio a determinate discipline risultano sottoposti a fortissime limitazioni)
- interventi individualizzati (fortemente limitata risulta anche la possibilità da parte del corpo docente di elaborare percorsi formativi finalizzati all'ottimizzazione del profitto scolastico e allo sviluppo delle potenzialità individuali)
- difficoltà nell'organizzazione delle uscite didattiche
- discontinuità didattica
- disgregazione del gruppo classe nel caso di accorpamento di classi intermedie.
Con la presente nota allora si vuole:
- denunciare le evidenti contraddizioni tra le direttive del Ministero (art. 64 legge 133 del 6 Agosto 2008) che impongono l’aumento degli alunni per classe e la normativa esistente in materia di sicurezza e agibilità dei locali scolastici (Decreto Interministeriale del 18 Dicembre del 1975; Decreto del 26 Agosto del 1992 del Ministero dell’ Interno; Decreto legislativo n. 81 del 9 Aprile 2008: testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro).
- richiamare l'attenzione sulle responsabilità civili e penali che potrebbero discendere sulla Dirigenza Scolastica qualora detta normativa fosse applicata a scapito della disciplina costituzionalmente garantita sulla sicurezza e sulla prevenzione nei plessi scolastici. Quest'ultima normativa, basandosi su principi costituzionalmente garantiti, prevale rispetto alle leggi emanate esclusivamente nell'ottica di distrarre risorse (taglia 8 miliardi di euro e 134 mila posti in tre anni) dal settore scolastico, a detrimento non solo della qualità dell'offerta formativa, ma anche dell'incolumità dei soggetti che fruiscono delle strutture scolastiche.Il Dirigente Scolastico e il Consiglio d'Istituto, quindi, hanno il compito e il dovere di verificare caso per caso, aula per aula, se sia possibile l'applicazione legittima delle normative inerente all'innalzamento del numero degli alunni per classe. In caso di inadempienza, essi stessi potrebbero essere responsabili della gravissima violazione delle norme sulla sicurezza e sulla prevenzione.
- invitare alla mobilitazione immediata prima che si determinino definitivamente gli organici del prossimo anno e non rassegnarci o arrenderci, (parole che racchiudono tutta la liturgia del perdente) alla nuova ecatombe di posti di lavoro che ci si parerà innanzi.
Per il coordinamento insegnanti delle scuole superiori di Modena "La Politeia"
Ioannis Lioumis (membro)
sabato 1 maggio 2010
Altri tagli alla scuola pubblica: cosa fa l'opposizione?
sabato 24 aprile 2010
Cento scuole "scocciate"
lunedì 12 aprile 2010
I precari della scuola e Tremonti
Sono tutti laureati e abilitati, alcuni pluri-laureati e pluri-abilitati, qualcuno con specializzazioni. Per 15 anni o 20 hanno lavorato alle dipendenze dello Stato facendo funzionare perfettamente la scuola pubblica. Ora che cosa faranno a 40 anni? Qualche idea gliela daremmo volentieri. Vediamo. Stiamo a vedere cosa succederà a settembre. Qualcuno di noi è ormai a fine carriera o quasi, ma se avesse 20-25 anni in meno non avrebbe dubbi su cosa fare.
giovedì 8 aprile 2010
Una storia padana
Il ’99 era l’anno in cui si introduceva il nuovo esame di Stato e veniva mandata in archivio la vecchia maturità, nata nel 1969 dai fuochi della contestazione. Secondo la nuova normativa, tuttora in vigore, ogni commissione esamina due classi ed è composta da un presidente, tra commissari esterni e tre commissari interni per ognuna delle classi.
mercoledì 17 febbraio 2010
Tra gli argomenti trattati nella trasmissione citata, vogliamo in quest’occasione soffermarci in particolare sul tema delle politiche per il «diritto allo studio» attuate dalla Regione Lombardia.
Il governo regionale lombardo, guidato da Roberto Formigoni, PDL e CL, applica il regime cosiddetto del «buono scuola». In sostanza si tratta di questo:
1. Alle famiglie che iscrivono i loro figli alla scuola pubblica viene erogato un contributo sulla base della presentazione dell’ISEE, indicatore della situazione economica equivalente, che tiene conto di reddito, patrimonio (mobiliare e immobiliare) e delle caratteristiche di un nucleo familiare (per numerosità e tipologia): limite massimo di 15.000 euro circa;
2. Alle famiglie che iscrivono i loro figli alla scuola privata paritaria viene erogato un contributo sulla base della presentazione di un’autocertificazione che tiene conto solo del reddito e non del patrimonio: limite massimo di 46.000 euro circa, il triplo del limite ISEE.
Secondo la nostra valutazione, tralasciando i commenti che si fanno da sé, questo sistema serve essenzialmente ad incoraggiare le iscrizioni alle scuole private paritarie rispetto alle scuole pubbliche.
Bisogna anche tenere conto del fatto che laddove vi siano scuole private paritarie che ospitano determinati indirizzi di studio, non si possono aprire indirizzi simili in scuole pubbliche.
Quali sono le conseguenze di tutto questo:
1. Gli studenti di una città dove esiste, per esempio, un liceo linguistico privato e che vogliono iscriversi ad un liceo linguistico pubblico dovranno o accettare di frequentare la scuola privata o fare diversi kilometri per aver diritto a frequentare la scuola pubblica. Strano modo di garantire il diritto allo studio!
2. Le scuole private paritarie assumono i docenti non sulla base di graduatorie che tengano conto del merito, dei carichi familiari, dell’età, ecc., ma solo sulla base delle conoscenze, dei rapporti familiari, delle parentele, delle appartenenze ideologiche, delle amicizie. Questo sistema fa venire in mente un aggettivo che il lettore sarà sicuramente in grado di intuire. Ma soprattutto quanto più si potenziano le scuole private, come fa la giunta Formigoni, tanto più verranno assunti insegnanti col sistema di cui sopra e tanto più verranno sottratti posti di lavoro a tutti quegli insegnanti che hanno maturato diritti nella scuola pubblica e che possono contare solo sulle loro capacità, spesso notevoli, ma non su parentele, conoscenze e amicizie. Anche questo è un ottimo modo per tutelare i diritti dei cittadini!
3. Le scuole private paritarie non sono obbligate ad accogliere studenti diversamente abili e non accolgono di norma studenti stranieri: si troverebbero a disagio nel mondo della borghesia medio-alta lombarda, dove si organizzano a scuola certi tipi di feste, ci si abbiglia in un certo modo, ecc. (così in Tv una preside di istituto paritario!).
4. I fondi erogati dalla Regione Lombardia sono denaro pubblico, denaro dei cittadini, che viene dirottato preferibilmente a favore di alcuni cittadini privilegiati che dispongono già di un reddito medio-alto. Ricordiamo che sulla base dell’articolo 33 della Costituzione della Repubblica italiana «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato», cioè senza oneri per i cittadini (lo Stato sono i cittadini): in buona sostanza, chi vuole iscrivere un figlio ad una scuola privata se la paga con i propri soldi, non con quelli degli altri.
5. Secondo il rapporto Eurispes 2010, lo spostamento degli studenti da scuole pubbliche a scuole private produce un abbassamento complessivo della qualità dell’istruzione e contribuisce al declino generale del Paese, «immobile, privo di idee e progetti». Riassume bene la situazione l’articolo de La Repubblica del 29 gennaio 2010: «Scuole meno complicate per sfuggire al recupero dei debiti. I giovani italiani “fuggono i licei pubblici” e si dirigono nelle scuole private, istituti “più facili da cui uscire più in fretta”. A preferire le non-statali sono infatti gli alunni rimandati nelle scuole superiori. Cade anche il mito della scuola “privata e quindi costosa” perché - spiega il rapporto - oltre ai contributi statali, le scuole private ricevono spesso dei contributi erogati singolarmente dalle regioni e dalle amministrazioni locali. Ciò renderebbe meno onerose le somme di denaro richieste ai genitori per iscrivere i propri figli nelle scuole non statali e ne facilitano, quindi, l’ingresso».
Per concludere, dato che ci avviciniamo alle elezioni regionali, facciamo un appello ai cittadini affinché riflettano attentamente, anche e soprattutto in occasione del voto, sulle conseguenze anti-democratiche di un sistema fondato esclusivamente sul mantenimento e sul rafforzamento dei privilegi, sulla prevaricazione dei diritti, sul riaffermarsi di un sistema feudale travestito da modernizzazione, ma il cui risultato è l’arretramento complessivo della società, la distruzione dello stato di diritto, la demolizione della res publica, la degenerazione dei rapporti sociali e tutto quanto di peggio si possa immaginare per il futuro dell’Italia e delle giovani generazioni in particolare (a parte, è ovvio, gli appartenenti alle «famiglie»).
venerdì 29 gennaio 2010
Il rapporto Eurispes e la distruzione della scuola pubblica
Scuole meno complicate per sfuggire al recupero dei debiti. I giovani italiani "fuggono i licei pubblici" e si dirigono nelle scuole private, istituti "più facili da cui uscire più in fretta". A preferire le non-statali sono infatti gli alunni rimandati nelle scuole superiori. Cade anche il mito della scuola "privata e quindi costosa" perché - spiega il rapporto - oltre ai contributi statali, le scuole private ricevono spesso dei contributi erogati singolarmente dalle regioni e dalle amministrazioni locali. Ciò renderebbe meno onerose le somme di denaro richieste ai genitori per iscrivere i propri figli nelle scuole non statali e ne facilitano, quindi, l'ingresso.
L'articolo di Repubblica di oggi, 29 gennaio 2010, sul rapporto Eurispes 2010, oltre a sottolineare l'immobilità dell'Italia, Paese privo di idee e di progetti, evidenzia (vedi sopra) la perfetta riuscita del progetto di demolizione della scuola pubblica messo sistematicamente in atto dai governi di centro-destra dal 1994 ad oggi, con i ministri D'Onofrio, Brichetto (detta Moratti) e Gelmini ("fantoccio" di Tremonti). Tale politica, perseguita con chiarezza di obiettivi e con grande dispiegamento di mezzi mediatici, oltre che con una "rivoluzione culturale" devastante, sta raggiungendo i suoi scopi ed è stata contrastata troppo debolmente dall'opposizione, che si sta rivelando sostanzialmente consenziente, nella responsabilità della deriva italiana, Paese destinato ad un declino culturale inarrestabile, se non vi è in tempi brevi un'inversione di tendenza.
sabato 23 gennaio 2010
Salvare la geografia a scuola
venerdì 15 gennaio 2010
Il governo riduce ancora i finanziamenti alla scuola
La FLC CGIL ha deciso di impugnare in sede legale le disposizioni contenute nel documento ministeriale che azzera le risorse per il funzionamento didattico e amministrativo e stabilisce fondi irrisori per le supplenze.
Sono in pericolo persino i rimborsi per i crediti che le scuole vantano nei confronti dello Stato per aver anticipato spese fin dal 2006!
Inoltre la FLC CGIL ha proclamato lo stato d'agitazione di tutto il personale.