venerdì 10 dicembre 2010

Scuola e televisione: il declino dell'Italia

Pubblicato il nuovo libro di Angelo Conforti
Per informazioni e acquisti consultare la scheda libro della CSA editrice

Nella scuola pubblica si impara di più

I dati dell'ultima indagine OCSE-PISA confermano che i tagli alla scuola pubblica sono ingiustificati e dannosi, in quanto intaccano un sistema formativo di alta qualità.

La propaganda governativa che ha giustificato i tagli di 8 miliaridi di euro e di 140.000 posti di lavoro, in nome di una maggiore efficienza e di una riduzione degli sprechi, è stata sbugiardata dall'OCSE, che dimostra l'alto livello raggiunto dalla scuola pubblica italiana.

Altrettanto miserabile la figuraccia della propaganda della CEI che pubblicizza le scuole paritarie cattoliche come fonte di risparmio pubblico in nome della libertà educativa. A prescindere dal profondo fraintendimento del valore della scuola pubblica, laica e pluralista operato dalla CEI e dal suo segretario generale Mons. Mariano Crociata (nomen est omen; nella foto). Le scuole paritarie ottengono risultati risibili e fanno scendere la media complesiva dei risultati italiani di ben sette posizioni in Lettura e dieci posizioni in Matematica e Scienze. La preparazione degli studenti italiani delle scuole cattoliche, finanziate con le imposte pagate da tutti i cittadini, compresi i non cattolici, è pari a quella dei tunisini e dei montenegrini, con ttutto il rispetto per questi ultimi.

La scuola pubblica, come Scuola Democratica sostiene da anni, produce conoscenza e progresso.

Vedi su Repubblica.it "Nella scuola pubblica si impara di più" di Salvo Intravaia".
Vedi anche "Ocse, migliorano gli studenti italiani" dello stesso autore.

sabato 4 dicembre 2010

Gli stipendi dei professori e il caso Italia

Fonte OCSE 2009.
Dati riferiti al 2007.
Ripresi da http://www.garamond.it/
No comment.









N.B.: raggiungimento della retribuzione massima dopo 24 anni di anzianità di servizio in Media OCSE, dopo 35 anni in Italia.

lunedì 20 settembre 2010

Il declino italiano

"C'è un disegno politico per smantellare la scuola pubblica, per foraggiare il business delle scuole private, perché l'ignoranza rende le persone più controllabili": è la tesi sostenuta da Girolamo De Michele nel suo saggio La scuola è di tutti (Minimum fax, 338 pagg.). Ne parla Benedetta Tobagi nell'articolo "Scuola elementare pubblica. La fine di un mito italiano" su La Repubblica di oggi, 20 settembre 2010.
Dello stesso argomento si occupa la raccolta di saggi di Angelo Conforti Scuola e televisione: il declino dell'Italia in corso di pubblicazione presso CSA.

giovedì 26 agosto 2010

Precari senza lavoro

Ventimila precari senza lavoro? Questo è il governo che fa gli interessi del Paese! Ecco uno dei colpevoli di questa situazione, con la sua legge 133 art. 64:


lunedì 23 agosto 2010

Il disprezzo italico per la cultura

L'unico Paese d'Europa dove si disprezza la cultura è l'Italia. Qui è nata, con l'Umanesimo e il Rinascimento, la modernità, poi esportata ovunque nel mondo, e adesso...

Ecco gli italiani dai piedi leggeri - Il Sole - 24 Ore

mercoledì 18 agosto 2010

Violati i diritti dei precari

La "triade" Berlusconi/Tremonti/Gelmini viola i diritti dei lavoratori della scuola pubblica:
Scuola, ecco i numeri delle assunzioni: "Solo un terzo dei posti, precari a secco"!

giovedì 5 agosto 2010

Presentazione libro



Domenica 15 Agosto 2010 a Salsomaggiore in Piazza Libertà alle ore 18.20 Angelo Conforti presenta la raccolta di saggi "Scuola e televisione: il declino dell'Italia".
La presentazione si svolge nell'ambito del Festival 18E20 diretto da Andrea Villani.
Partecipano Gabriele La Porta e Silvia Guida.

Idee per una riforma operativa della scuola

Riceviamo dal prof. Maurizio Lazzerini e pubblichiamo:

Sono ben lieto di dare il mio contributo al vostro progetto.
[...]
Ho elaborato tra il 2005 ed il 2008 un documento sul tema "idee per una riforma operativa delle scuole superiori" .
Motivi ispiratori e considerazioni generali:la scuola in Italia, limitando il discorso alle medie superiori, è ancorata ad una didattica esausta ed individualista che va modificata dalle fondamenta partendo dal lavoro in classe, dagli organi collegiali ed una seria formazione in itinere che dovrebbe iniziare dall'ultimo anno di università e proseguire per tutta la vita professionale degli insegnanti.
C'è un malessere generalizzato ed una comunicazione interrotta ed una sostanziale mancanza di dialogo fra i soggetti all'interno delle istituzioni scolastiche, uniti ad opportunismi che non può continuare. Il Fenomeno burnout sta lavorando sottobanco e producendo esiti devastanti.
Non credo alla riforma istituzionale che piova dall'alto da un tavolo di esperti. Gli esiti peggiorativi a livello dei riasultati e della cultura generale (che sono, secondo la mia sensazione, assai più gravi di quanto possano apparire dalle indagini a livello statistico) non potranno che aumentare tendenzialmente senza una rivoluzione dal basso di valori e delle pratiche nel contesto della scuola: rottura del quadro orario fisso delle lezioni, il contratto di lavoro di 35 ore e sperimentazione didattica (team e laboratori etc), inserimento del tutor degli studenti come figura istituzionale,eliminazione delle varie forme di precariato, mobilità intersettoriale.
Si può partire da quelle pratiche di autoriforma sommersa che già sono presenti e comunque è necessario fare una analisi ed una revisione continua del proprio operato e di avere scambi aperti in un gruppo di lavoro per evitare la routine di pratiche esauste. Se è possibile un cambiamento radicale, lo vedo come reti che si espandono a macchia d'olio da realtà concrete locali.
Gli strumenti del Web possono accellerare un processo di espansione.
Ringrazio dell'attenzione ed auspico un dialogo fra di noi.
Saluti.
Maurizio Lazzerini

giovedì 20 maggio 2010

Lettera aperta per salvare la scuola pubblica


LETTERA APERTA

Tanti motivi ci spingono a rendere pubblici alcuni pensieri, condivisi in piccoli gruppi di amici e colleghi, sulla drammatica situazione della scuola pubblica italiana oggi.

Innanzitutto c’è la speranza che possa nascere un’azione comune, allargata a tutti coloro che, al di là degli schieramenti politici, concordino sul valore della scuola come motore di ogni società democratica, per affermare la necessità, non di difendere la scuola così com’è, ma di migliorarla. Poi c’è la volontà di far circolare pensieri ed informazioni che aprano confronti e ci riportino al piacere e al dovere del discutere su temi civili, nella direzione di una riappropriazione della politica che veda, come soggetti attivi e propositivi, i cittadini.

I fatti:
  • La scuola pubblica è senza denaro: l’insolvenza da parte del Ministero nei confronti delle amministrazioni scolastiche genera il blocco dei finanziamenti o la loro preoccupante riduzione, non solo dei progetti extra e para curricolari, ma anche delle spese di ordinaria gestione (gessi, pulizie, carta igienica, manutenzione). Il taglio all’Istruzione è stato quantificato in otto miliardi di euro.

  • Manca personale: le ore di supplenza non sono affidate, prevalentemente, ad insegnanti in servizio, ma gli studenti o sono lasciati soli nelle classi o sono mandati a casa. La riduzione del personale è stata calcolata di 130.000 persone, tra docenti e non docenti, entro il 2012

  • E' previsto un notevole innalzamento del numero degli alunni per classe nei prossimi due anni scolastici.

  • La Regione Lombardia eroga il fondo relativo al diritto allo studio per l’80% agli studenti della scuola privata che costituiscono, per ora, il 9% dell’intera popolazione scolastica regionale.

  • A Brescia quest’anno le iscrizioni alla scuola paritaria hanno avuto un incremento del 4,94%.

  • Il prossimo anno entrerà in vigore una riforma della scuola superiore, condizionata innanzi tutto da motivi di bilancio: il quadro orario delle diverse materie, che complessivamente produce una perdita di ore di lezione e di posti di lavoro, è stato determinato indipendentemente dai programmi, che non sono ad oggi definitivi.

  • E' stata di fatto abolita, senza che mai fosse davvero istitutita, la materia alternativa, venendo meno a quanto fissato dal Concordato del 1984.

Si potrebbe pensare che, se la scuola pubblica va a rotoli, la scuola privata possa costituire uno spazio di apprendimento e di educazione per i nostri giovani. La Costituzione, che riconosce la libertà di scelta e consente l’istituzione di scuole private “senza oneri per lo stato” (art. 33), riserva alla scuola pubblica una centralità le cui ragioni non ci sembrano venir meno, non foss’altro perché è un luogo istituzionale di incontro e di pluralismo: la nazione italiana, di cui si celebra quest’anno il 150° anniversario, trova nella scuola pubblica una possibilità insostituibile di incontro tra diverse classi sociali, culture, orientamenti ideali, per poter rifondare e rinsaldare un’identità multipla e dialogante.


Per questo proponiamo:


  • di aderire alle iniziative pubbliche che il Comitato dei Genitori del Calini e il Coordinamento delle scuole bresciane propone

  • di far circolare la presente lettera aperta e altri materiali che contribuiscano a migliorare il livello di informazione sulla situazione attuale

  • di individuare un momento pubblico di incontro per condividere efficaci strategie di intervento.

La consapevolezza che la scuola sia uno spazio di formazione culturale, sociale e affettiva nel quale si misura la civiltà di un popolo ci rende particolarmente preoccupati dell’indifferenza nella quale si radica una così pesante situazione: è venuto il momento, di fronte all’urgenza di problemi così evidenti, che ci si compatti e mobiliti per tutelare il futuro di questo Paese, certi che nessuna uscita dalla crisi sarà possibile senza maggiori investimenti nell’istruzione.

Alcuni insegnanti del liceo Calini

Brescia, 30 / IV / 2010

mercoledì 19 maggio 2010

Petizione per salvare la scuola pubblica



In questi giorni i Consigli d’Istituto delle scuole si stanno riunendo per discutere, tra le altre cose, anche dei criteri per la formazione delle classi. Per effettuare tutti i tagli previsti dall’art. 64 della legge 133, le classi previste saranno composte di un numero molto alto di allievi. Alle superiori, le classi iniziali devono avere un numero minimo di 27 alunni e poi i resti vengono distribuiti fino a 30, ma in sede di organico di fatto si potrà pure arrivare a 33.Sono numeri che peggioreranno la qualità del servizio e faranno andare le aule scolastiche ed i laboratori fuori norma:

  • sia in riferimento agli indici minimi di funzionalità didattica (D.M. 18 dicembre 1975 – Norme tecniche per l’edilizia Scolastica che stabilisce i parametri spaziali minimi a disposizione di ogni persona presente nei locali scolastici (1,80 metri quadri netti per la scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di I grado; 1,96 metri quadri netti per le scuole secondarie di II grado),
  • sia per la prevenzione incendi (D.M. 26 agosto 1992 – Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica). Il presente decreto al punto 5.0 (Affollamento) stabilisce il limite massimo di persone presenti in un'aula nel numero di 26.).

Inoltre appare opportuno evidenziare che la qualità dell'offerta formativa potrebbe risultare inevitabilmente compromessa dall'applicazione dell'articolo 64 e delle circolari ad esso correlate. Si reputano particolarmente allarmanti le problematiche indicate di seguito:

  • dispersione scolastica (soprattutto nelle classi iniziali i margini di intervento da parte degli insegnanti nei confronti di studenti con difficoltà di approccio a determinate discipline risultano sottoposti a fortissime limitazioni)
  • interventi individualizzati (fortemente limitata risulta anche la possibilità da parte del corpo docente di elaborare percorsi formativi finalizzati all'ottimizzazione del profitto scolastico e allo sviluppo delle potenzialità individuali)
  • difficoltà nell'organizzazione delle uscite didattiche
  • discontinuità didattica
  • disgregazione del gruppo classe nel caso di accorpamento di classi intermedie.

Con la presente nota allora si vuole:

  • denunciare le evidenti contraddizioni tra le direttive del Ministero (art. 64 legge 133 del 6 Agosto 2008) che impongono l’aumento degli alunni per classe e la normativa esistente in materia di sicurezza e agibilità dei locali scolastici (Decreto Interministeriale del 18 Dicembre del 1975; Decreto del 26 Agosto del 1992 del Ministero dell’ Interno; Decreto legislativo n. 81 del 9 Aprile 2008: testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro).
  • richiamare l'attenzione sulle responsabilità civili e penali che potrebbero discendere sulla Dirigenza Scolastica qualora detta normativa fosse applicata a scapito della disciplina costituzionalmente garantita sulla sicurezza e sulla prevenzione nei plessi scolastici. Quest'ultima normativa, basandosi su principi costituzionalmente garantiti, prevale rispetto alle leggi emanate esclusivamente nell'ottica di distrarre risorse (taglia 8 miliardi di euro e 134 mila posti in tre anni) dal settore scolastico, a detrimento non solo della qualità dell'offerta formativa, ma anche dell'incolumità dei soggetti che fruiscono delle strutture scolastiche.Il Dirigente Scolastico e il Consiglio d'Istituto, quindi, hanno il compito e il dovere di verificare caso per caso, aula per aula, se sia possibile l'applicazione legittima delle normative inerente all'innalzamento del numero degli alunni per classe. In caso di inadempienza, essi stessi potrebbero essere responsabili della gravissima violazione delle norme sulla sicurezza e sulla prevenzione.
  • invitare alla mobilitazione immediata prima che si determinino definitivamente gli organici del prossimo anno e non rassegnarci o arrenderci, (parole che racchiudono tutta la liturgia del perdente) alla nuova ecatombe di posti di lavoro che ci si parerà innanzi.

Per il coordinamento insegnanti delle scuole superiori di Modena "La Politeia"
Ioannis Lioumis (membro)

sabato 1 maggio 2010

Altri tagli alla scuola pubblica: cosa fa l'opposizione?



La Ministra Gelmini con la CM n. 37 ha diramato le istruzioni per tagliare oltre 25 mila posti nella scuola statale; anche quest´anno, come già l´anno scorso, ha disposto tali tagli non solo sulla base di uno schema di Decreto Interministeriale (e quindi senza un regolare Decreto), ma violando tutte le leggi vigenti. Non sono state sentite difatti né le Commissioni parlamentari, né la Conferenza Unificata Stato-Regioni-Comuni e Provincie; inoltre per la scuola secondaria di II grado non sono stati pubblicati i regolamenti su cui si basano i nuovi organici. In conclusione anche quest´anno la Ministra Gelmini interviene in modo pesante sulla scuola statale; finora però non c´è stata alcuna reazione concreta ed incisiva. Noi cercheremo con i mezzi che abbiamo a disposizione di contestare anche questi tagli; abbiamo già in corso un ricorso per contestare le disposizioni sulle iscrizioni nelle scuole secondarie di 2° grado; impugneremo anche questi provvedimenti. Ma le azioni legali, pur necessarie, non sono sufficienti; è necessaria una forte iniziativa politica; i partiti di opposizione, le Regioni governate dalla sinistra, gli Enti locali, le OO.SS cosa fanno? Cosa aspettano per promuovere, tutti insieme, sia a livello locale che nazionale? (Tratto da Per la Scuola della Repubblica - Comitato di Firenze)

sabato 24 aprile 2010

Cento scuole "scocciate"

"Cento scuole chiuse con lo scotch" per il diritto alla scuola, gesto di protesta dell'associazione Acmos, gruppo giovanile di Cittadinanza attiva, legata a Libera, il movimento fondato da don Ciotti contro le mafie.

lunedì 12 aprile 2010

I precari della scuola e Tremonti

Questo individuo che va in Tv a fare le battutine e asserisce che l'Italia ha retto bene la crisi e che le famiglie italiane stanno bene, questo grande economista che ha scritto un libro per sostenere più o meno che la religione salverà l'economia occidentale, questo ministro (dal latino minus) con un solo articolo di legge (il n. 64 della l. n. 133/2008) ha tolto il lavoro l'anno scorso a 42.100 professori precari, quest'anno lo toglierà ad altri 25.600 e il prossimo a 19.700!
Sono tutti laureati e abilitati, alcuni pluri-laureati e pluri-abilitati, qualcuno con specializzazioni. Per 15 anni o 20 hanno lavorato alle dipendenze dello Stato facendo funzionare perfettamente la scuola pubblica. Ora che cosa faranno a 40 anni? Qualche idea gliela daremmo volentieri. Vediamo. Stiamo a vedere cosa succederà a settembre. Qualcuno di noi è ormai a fine carriera o quasi, ma se avesse 20-25 anni in meno non avrebbe dubbi su cosa fare.

giovedì 8 aprile 2010

Una storia padana

Scritto il 19 aprile 2008, questo articolo racconta una storia ancor più istruttiva oggi che, dopo le elezioni regionali, la Lega ha avuto un enorme successo elettorale e, soprattutto, ora che in televisione si vede spesso l'onorevole Borghezio in versione "moderata".


A Brescia ero già stato nominato in Commissione d’esame nel 1994. Allora insegnavo Lettere e fui mandato a fare il commissario all’Istituto Tecnico Statale per Geometri “Tartaglia”, dedicato al celebre matematico del Rinascimento Niccolò Fontana, detto appunto Tartaglia per una lesione al palato che gli rendeva difficile articolare le parole. A Brescia sono tornato l’anno scorso, nominato per Filosofia in un Liceo Artistico. Ottimo ambiente. Sempre più bella la città, che d’estate offre la sera ottime occasioni di cultura e divertimento intelligente. Ma c’ero stato anche nel 1999 come Presidente di Commissione in uno dei due Licei Scientifici cittadini.




Il ’99 era l’anno in cui si introduceva il nuovo esame di Stato e veniva mandata in archivio la vecchia maturità, nata nel 1969 dai fuochi della contestazione. Secondo la nuova normativa, tuttora in vigore, ogni commissione esamina due classi ed è composta da un presidente, tra commissari esterni e tre commissari interni per ognuna delle classi.
Con la sotto-commissione B i lavori si svolsero in un clima di costruttiva collaborazione, nell’intento esplicito di valorizzare al meglio il curriculum dei candidati. In particolare hanno dato un contributo notevole a tale modalità di lavoro, cooperando con i commissari esterni lealmente e serenamente, le commissarie interne Bianchi e Rossi (solo i cognomi dei commissari esterni già resi pubblici da altre fonti sono autentici, per gli altri uso dei cognomi di fantasia). Il commissario interno professor Verdi ha creato qualche discussione, formulando, durante le operazioni di valutazione sia delle prove scritte che dei colloqui, proposte di voto supportate da generiche motivazioni “umane” o fondate sull’esigenza di valutare in ogni caso al massimo livello i candidati, prescindendo da qualsiasi considerazione di merito, oppure di carattere tecnico, specifica delle discipline coinvolte nelle prove. Ma le sue stesse colleghe, Bianchi e Rossi, hanno espresso sempre opinioni radicalmente diverse dalle sue, esprimendo l’esigenza di una valutazione che valorizzasse le capacità messe a frutto dagli studenti con l’impegno e i risultati nelle prove.
Al contrario, nella sottocommissione A, fin dai primi giorni di attività, oltre al prof. Verdi, insegnante comune ad entrambe le classi, le commissarie interne Neri e Rosa hanno dato evidenti segni di insofferenza nei confronti di tutte le legittime procedure della Commissione. Hanno espresso diffidenza e formulato esplicite quanto aprioristiche dichiarazioni di sfiducia, hanno tentato in vario modo di intimidire le commissarie esterne, sminuendone il valore professionale e ostentando perenne disprezzo verso i loro metodi di correzione e le loro proposte di valutazione, mantenendo un’espressione del viso atteggiata a disgusto per tutto il tempo in cui si è svolta l’attività della Commissione. Hanno anche minacciato e ricattato apertamente, arrivando persino più volte a inveire con pesanti insulti personali nei confronti delle singole componenti esterne della Commissione. “Pretendo questo voto, altrimenti non si va avanti” oppure “Sarete ripagati con la stessa moneta” erano frasi-tipo che venivano pronunciate in commissione contro la componente esterna da Neri, Rosa e Verdi. Unica eccezione il quarto commissario interno (essendo la classe bi-lingue, giuridicamente i commissari interni sono tre, ma le persone sono quattro), il cui contributo in termini di ragionevolezza e pacatezza, equilibrio e moderazione è stato decisivo in parecchie circostanze.
Durante la fase di valutazione delle prove scritte è intervenuto un ispettore, gerarchicamente il più importante dell’intera Lombardia, responsabile del gruppo di lavoro regionale per l’avvio del cosiddetto Nuovo Esame di Stato. Non è giunto a caso: voleva controllare se corrispondessero al vero le voci che qualcuno di sicuro gli aveva fatto pervenire. Sembrava un po’ prevenuto. In particolare, una delle commissarie esterne, la prof. Napoli, docente di scienze, era stata duramente contestata per le sue valutazioni nella terza prova scritta. Feci presente all’ispettore che usavamo le griglie di valutazione prodotte dal suo gruppo di lavoro e che attribuivamo i punteggi secondo una logica meritocratica. A un certo punto, vista la mia sicurezza nel porgli domande, se ne uscì con la celebre frase di chi è più in alto di te e vuol fartelo sapere. Se ne andò raccomandando di seguire rigorosamente le procedure.
In seguito, mentre le prove orali si svolgevano tranquillamente, il Provveditore di Brescia mi trasmise via fax un esposto avverso ai lavori della commissione, genericamente “firmato” con la dicitura “I genitori della sezione B” e con il timbro “Comitati di base”. L’esposto, di cui conservo copia cartacea, ma che preferisco non pubblicare, si ripetevano le stesse assurde argomentazioni tipiche dei componenti della sotto-commissione A. C’era anche qualcosa in più, su cui tornerò fra poco. Risposi immediatamente via fax al Provveditore. Gli feci presente che stava dando credito ad un esposto che era di fatto anonimo (non c’era alcuna firma autografa) e poi entrai nel merito, precisando dettagliatamente come e perché le nostre procedure erano corrette: una lunga e circostanziata risposta la cui copia cartacea non pubblico. Avvisate immediatamente, le commissarie della B, Bianchi e Rossi, sono rimaste interdette. A breve giro di telefonate hanno contattato i genitori della classe, che hanno subito scritto una lettera di smentita al Provveditore, dichiarando apocrifo il documento.
Ma nel frattempo qualcuno si era probabilmente rivolto a conoscenze in alto loco e la nostra commissione divenne un caso politico quasi nazionale. Ed ecco il risultato: lo “Speciale Scuola e Lavoro” del Bollettino della Lega Nord e l’onorevole Borghezio in persona si occupavano di noi!

Leggiamo ora attentamente il testo dell’articolo, riportato sotto nel dettaglio ingrandito:


Avrete già intuito che quel famoso esposto conteneva concetti analoghi, che l’articolo riprendeva nella sostanza, in particolare il riferimento a quel cognome che di per sé costituiva un pericolo per la Padania. Un regolare procedimento di valutazione viene designato “atto razzistico” e “premeditato atto discriminatorio di stampo hitleriano” soltanto perché viene compiuto da una insegnante che si chiama Napoli, sia pure “avvallato” (l’ortografia…!!!) dal “Presidente Conforti”. Perbacco, hanno esaminato e valutato “alunni bresciani, colpevoli solo d’esser padani”, i quali forse, proprio in quanto padani, meritano comunque il massimo dei voti. Questi maestri della tolleranza e del dialogo intendono anche “stimolare la raccolta di firme già avviata al fine di escludere dalle commissioni per gli Esami di Stato insegnanti evidentemente non padani”! Va detto che, peraltro, la prof. Napoli insegnava da oltre vent’anni in una scuola della provincia di Brescia e con gli “studenti padani” aveva a che fare tutti i giorni.
Sorvolo per brevità sulle false ed errate informazioni di natura didattica e valutativa che l’articolo contiene e così mi appresto a concludere.
Vi chiederete forse com’è andata a finire. L’ispettore è tornato. Ha constatato la perfetta regolarità dei nostri procedimenti e dei verbali, mi ha chiesto scusa per quella famosa frase e mi ha raccomandato di scrivere tutto nella relazione finale. L’anno successivo ho chiesto di nuovo Brescia. Mi piace tornare sul luogo del delitto. E mi diverto soprattutto a ridicolizzare chi già si è ridicolizzato da sé. Sono stato nominato presidente nell’altro Liceo Scientifico di Brescia. Non si può tornare nella stessa scuola se non sono trascorsi almeno due anni. Ho ritrovato la prof. Napoli, che era in un’altra commissione. Ci siamo fatti quattro risate. È stata un’esperienza professionalmente molto gratificante.
Nel 2001 la Ministra Brichetto ha abolito i commissari esterni e ridotto i presidenti a notai, non più su due classi, ma su interi Istituti (anche 10 e più classi da esaminare). La sua risibile riforma ha contribuito a precipitare l’Italia nelle posizioni più basse del mondo nelle classifiche della preparazione degli studenti. La maggior parte dei docenti del triennio superiore hanno dovuto fare i commissari interni, esaminando quegli stessi studenti che avevano appena valutato nello scrutinio di quindici giorni prima. Trasformando l’esame di Stato in una pagliacciata, la Brichetto non ha fatto altro che rispecchiare l’intera politica scolastica dei governi di centro-destra dal 1994 ad oggi: alla demagogia populista non interessa che la gente sia istruita e che le persone pensino con la propria testa. Quanto alla meritocrazia, di solito chi ne parla tanto finisce per considerare, guarda caso, più meritevoli i parenti, gli amici, i conoscenti, quelli del clan o della tribù (gli “studenti padani”).
Dal 2007 per fortuna l’esame è tornato com’era nel 2000. Fioroni ha attuato un paio di provvedimenti criticabili ma anche un paio di cose buone le ha fatte e bisogna dirlo (come bisognerebbe dire lo stesso per il governo Prodi). Come ho premesso in avvio, sono tornato a Brescia ancora nel luglio scorso, nominato dal Provveditore, e sono stato benissimo. Dopo il 14 aprile in città la Lega Nord ha il 17,50% dei consensi. La sua influenza politica è maggiore anche a livello nazionale. Chissà che fine farebbe oggi quell’interpellanza di cui si parla nell’articolo? Quante probabilità ci sarebbero di imbattersi in commissari interni simili a quelli in cui sono incappato io?
Angelo Conforti


mercoledì 17 febbraio 2010


La trasmissione sulla scuola di domenica 14 febbraio su Rai Tre ha messo in evidenza alcuni aspetti fortemente negativi delle politiche scolastiche di questo Paese in grave declino. Scuola Democratica, libera associazione di insegnanti per una scuola pubblica, laica e pluralista, da anni denuncia le politiche «scientificamente» finalizzate al degrado del sistema formativo italiano.
Tra gli argomenti trattati nella trasmissione citata, vogliamo in quest’occasione soffermarci in particolare sul tema delle politiche per il «diritto allo studio» attuate dalla Regione Lombardia.
Il governo regionale lombardo, guidato da Roberto Formigoni, PDL e CL, applica il regime cosiddetto del «buono scuola». In sostanza si tratta di questo:
1. Alle famiglie che iscrivono i loro figli alla scuola pubblica viene erogato un contributo sulla base della presentazione dell’ISEE, indicatore della situazione economica equivalente, che tiene conto di reddito, patrimonio (mobiliare e immobiliare) e delle caratteristiche di un nucleo familiare (per numerosità e tipologia): limite massimo di 15.000 euro circa;
2. Alle famiglie che iscrivono i loro figli alla scuola privata paritaria viene erogato un contributo sulla base della presentazione di un’autocertificazione che tiene conto solo del reddito e non del patrimonio: limite massimo di 46.000 euro circa, il triplo del limite ISEE.
Secondo la nostra valutazione, tralasciando i commenti che si fanno da sé, questo sistema serve essenzialmente ad incoraggiare le iscrizioni alle scuole private paritarie rispetto alle scuole pubbliche.
Bisogna anche tenere conto del fatto che laddove vi siano scuole private paritarie che ospitano determinati indirizzi di studio, non si possono aprire indirizzi simili in scuole pubbliche.
Quali sono le conseguenze di tutto questo:
1. Gli studenti di una città dove esiste, per esempio, un liceo linguistico privato e che vogliono iscriversi ad un liceo linguistico pubblico dovranno o accettare di frequentare la scuola privata o fare diversi kilometri per aver diritto a frequentare la scuola pubblica. Strano modo di garantire il diritto allo studio!
2. Le scuole private paritarie assumono i docenti non sulla base di graduatorie che tengano conto del merito, dei carichi familiari, dell’età, ecc., ma solo sulla base delle conoscenze, dei rapporti familiari, delle parentele, delle appartenenze ideologiche, delle amicizie. Questo sistema fa venire in mente un aggettivo che il lettore sarà sicuramente in grado di intuire. Ma soprattutto quanto più si potenziano le scuole private, come fa la giunta Formigoni, tanto più verranno assunti insegnanti col sistema di cui sopra e tanto più verranno sottratti posti di lavoro a tutti quegli insegnanti che hanno maturato diritti nella scuola pubblica e che possono contare solo sulle loro capacità, spesso notevoli, ma non su parentele, conoscenze e amicizie. Anche questo è un ottimo modo per tutelare i diritti dei cittadini!
3. Le scuole private paritarie non sono obbligate ad accogliere studenti diversamente abili e non accolgono di norma studenti stranieri: si troverebbero a disagio nel mondo della borghesia medio-alta lombarda, dove si organizzano a scuola certi tipi di feste, ci si abbiglia in un certo modo, ecc. (così in Tv una preside di istituto paritario!).
4. I fondi erogati dalla Regione Lombardia sono denaro pubblico, denaro dei cittadini, che viene dirottato preferibilmente a favore di alcuni cittadini privilegiati che dispongono già di un reddito medio-alto. Ricordiamo che sulla base dell’articolo 33 della Costituzione della Repubblica italiana «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato», cioè senza oneri per i cittadini (lo Stato sono i cittadini): in buona sostanza, chi vuole iscrivere un figlio ad una scuola privata se la paga con i propri soldi, non con quelli degli altri.
5. Secondo il rapporto Eurispes 2010, lo spostamento degli studenti da scuole pubbliche a scuole private produce un abbassamento complessivo della qualità dell’istruzione e contribuisce al declino generale del Paese, «immobile, privo di idee e progetti». Riassume bene la situazione l’articolo de La Repubblica del 29 gennaio 2010: «Scuole meno complicate per sfuggire al recupero dei debiti. I giovani italiani “fuggono i licei pubblici” e si dirigono nelle scuole private, istituti “più facili da cui uscire più in fretta”. A preferire le non-statali sono infatti gli alunni rimandati nelle scuole superiori. Cade anche il mito della scuola “privata e quindi costosa” perché - spiega il rapporto - oltre ai contributi statali, le scuole private ricevono spesso dei contributi erogati singolarmente dalle regioni e dalle amministrazioni locali. Ciò renderebbe meno onerose le somme di denaro richieste ai genitori per iscrivere i propri figli nelle scuole non statali e ne facilitano, quindi, l’ingresso».
Per concludere, dato che ci avviciniamo alle elezioni regionali, facciamo un appello ai cittadini affinché riflettano attentamente, anche e soprattutto in occasione del voto, sulle conseguenze anti-democratiche di un sistema fondato esclusivamente sul mantenimento e sul rafforzamento dei privilegi, sulla prevaricazione dei diritti, sul riaffermarsi di un sistema feudale travestito da modernizzazione, ma il cui risultato è l’arretramento complessivo della società, la distruzione dello stato di diritto, la demolizione della res publica, la degenerazione dei rapporti sociali e tutto quanto di peggio si possa immaginare per il futuro dell’Italia e delle giovani generazioni in particolare (a parte, è ovvio, gli appartenenti alle «famiglie»).

venerdì 29 gennaio 2010

Il rapporto Eurispes e la distruzione della scuola pubblica


Scuole meno complicate per sfuggire al recupero dei debiti. I giovani italiani "fuggono i licei pubblici" e si dirigono nelle scuole private, istituti "più facili da cui uscire più in fretta". A preferire le non-statali sono infatti gli alunni rimandati nelle scuole superiori. Cade anche il mito della scuola "privata e quindi costosa" perché - spiega il rapporto - oltre ai contributi statali, le scuole private ricevono spesso dei contributi erogati singolarmente dalle regioni e dalle amministrazioni locali. Ciò renderebbe meno onerose le somme di denaro richieste ai genitori per iscrivere i propri figli nelle scuole non statali e ne facilitano, quindi, l'ingresso.

L'articolo di Repubblica di oggi, 29 gennaio 2010, sul rapporto Eurispes 2010, oltre a sottolineare l'immobilità dell'Italia, Paese privo di idee e di progetti, evidenzia (vedi sopra) la perfetta riuscita del progetto di demolizione della scuola pubblica messo sistematicamente in atto dai governi di centro-destra dal 1994 ad oggi, con i ministri D'Onofrio, Brichetto (detta Moratti) e Gelmini ("fantoccio" di Tremonti). Tale politica, perseguita con chiarezza di obiettivi e con grande dispiegamento di mezzi mediatici, oltre che con una "rivoluzione culturale" devastante, sta raggiungendo i suoi scopi ed è stata contrastata troppo debolmente dall'opposizione, che si sta rivelando sostanzialmente consenziente, nella responsabilità della deriva italiana, Paese destinato ad un declino culturale inarrestabile, se non vi è in tempi brevi un'inversione di tendenza.

sabato 23 gennaio 2010

Salvare la geografia a scuola


Scuola Democratica ha aderito all'appello della community luogoespazio.info in favore dell'insegnamento della geografia, messa in pericolo dalla "controriforma" della scuola progettata dal governo.

venerdì 15 gennaio 2010

Il governo riduce ancora i finanziamenti alla scuola

Il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca - Direzione generale per la politica finanziaria e per il bilancio con la circolare Prot n. 0009537 del 14 dicembre 2009 - Oggetto: indicazioni riepilogative per il Programma annuale delle istituzioni scolastiche per l’anno 2010, riduce ulteriormente i finanziamenti alla scuola pubblica.
La FLC CGIL ha deciso di impugnare in sede legale le disposizioni contenute nel documento ministeriale che azzera le risorse per il funzionamento didattico e amministrativo e stabilisce fondi irrisori per le supplenze.
Sono in pericolo persino i rimborsi per i crediti che le scuole vantano nei confronti dello Stato per aver anticipato spese fin dal 2006!
Inoltre la FLC CGIL ha proclamato lo stato d'agitazione di tutto il personale.

La scuola in Francia

In Francia la legge n. 2005-380 mette in atto le priorità per aumentare il livello di istruzione dei giovani francesi: per far riuscire tutti gli studenti, affrontare la situazione dell'insegnamento delle lingue, migliorare le pari opportunità e promuovere l'inserimento professionale e l'occupazione. La legge favorisce la modernizzazione della pubblica istruzione in tre aree: far meglio rispettare i valori della Repubblica, meglio organizzare l'insegnamento e gestire meglio gli insegnanti del sistema di istruzione.

Il preambolo della Costituzione della Quinta Repubblica francese dichiara che "la nazione garantisce la parità di accesso per i bambini e gli adulti all'educazione, alla formazione professionale e alla cultura", riaffermando così i principi di pari opportunità, il diritto alla formazione e l'obbligo per lo Stato di organizzare l'istruzione pubblica sui principi di gratuità e laicità.

La Francia investe sull'istruzione circa il 7% del PIL.