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domenica 23 ottobre 2016
venerdì 25 marzo 2016
Informazione fuorviante sui prof
Questa tabella è apparsa su Affari e finanza (supplemento de La Repubblica) del 21 marzo 2016.
Era a supporto di un articolo sui dirigenti scolastici nella sezione "lavoro & professioni".
L'articolo, dunque, non si occupava di insegnanti, tuttavia, come se niente fosse, accreditava un'informazione del tutto falsa e fuorviante sulla professione docente della scuola pubblica italiana.
Ci sembra scandaloso che ancora, dopo tanti anni di dibattiti sul tema, si possa costruire un grafico in cui le ore di lavoro dei docenti siano paragonate a quelle dei dirigenti o dei collaboratori.
Le ore attribuite in tabella al personale docente sono, infatti, soltanto quelle di didattica cosiddetta frontale (25, 24 o 18, secondo i casi) e NON le ore di lavoro settimanale che includono numerose, impegnative e fondamentali attività (ricerca, documentazione, predisposizione dei contenuti e degli strumenti, correzione e valutazione degli elaborati, attività collegiali di programmazione e di valutazione, rapporti scuola-famiglia, ecc.).
Occorre ribadire con molta forza che la media settimanale delle ore di lavoro dei docenti della scuola pubblica in Italia non è mai inferiore alle 40 ore (includendo nella media anche i periodi di sospensione della didattica).
Fin tanto che questo punto fondamentale non sarà definitivamente acquisito dall'opinione pubblica, non sarà possibile valorizzare adeguatamente la professione docente e, solo così, ottenere tutti quei risultati che si generano in una società che pone la conoscenza e la formazione al centro della propria dinamica di sviluppo.
martedì 28 luglio 2015
La scuola di Stato e l'egemonia ideologica del neoliberismo (panettoni e studenti)
Renato Farina, già assurto all'onore delle cronache per aver esercitato contemporaneamente la professione del giornalista e quella dell'agente segreto, su Il Giornale del 26 Luglio 2015 pubblica un articolo molto istruttivo su come l'ideologia neoliberale e neoliberista, impostasi nel mondo occidentale a partire dagli anni '80 del 1900, stia tentando di abbattere definitivamente, nell'opinione comune, la centralità costituzionale della scuola pubblica, in nome dei principi della libera concorrenza, spacciata come autentico pluralismo, e della libertà educativa (che è libertà di scelta dei genitori, ma non è certo libertà dei figli). Nel suo delirio il concetto stesso di scuola pubblica non è contemplato. Per lui la scuola pubblica è scuola di Stato e lo Stato è concepito come un'entità assoluta, quasi personificata, di matrice, chissà perchè, sovietica. Per l'ex agente Betulla, sospeso per un po' di tempo dalla professione giornalistica (ma non avrebbe dovuto esser radiato?), lo Stato è sempre e soltanto sovietico, non può mai essere fascista o nazista (in tal caso forse si farebbe un'eccezione), ma soprattutto non può identificarsi con i cittadini e con la democrazia.
Il sedicente giornalista, rievocando il tempo in cui lo Stato italiano, tramite l'Iri, fabbricava panettoni con i marchi Motta e Alemagna, ignorando totalmente cosa sia la scuola pubblica in Italia, la paragona ad una fabbrica di panettoni: "I ragazzi invece vanno impastati proprio come panettoni di Stato, dall'Iri delle coscienze, ma senza neanche la possibilità di servirsi dalla concorrenza, secondo una ricetta unica, e zuccherati e imbottiti di canditi rossi nelle premiate fabbriche ministeriali" (Farina, cit.).
Eppure, nonostante il livello rozzamente dilettantesco delle pseudoargomentazioni svolte, l'articolo rispecchia pienamente l'ideologia neoliberale che ha conquistato una straripante egemonia nel pensiero economico e governa di fatto il mondo.
Lo racconta con efficacia Luciano Gallino su La Repubblica del 27 Luglio 2015 in un corsivo dal titolo "La lunga marcia dei neoliberali per governare il mondo" e così ne riassume i principi: "[...] la liberalizzazione dei movimenti di capitale; la superiorità fuor di discussione del libero mercato; la categorica riduzione del ruolo dello Stato a costruttore e guardiano delle condizioni che permettono la massima diffusione dell'uno e dell'altro".
Le conseguenze di questo totalitarismo del mercato e del capitale, nonostante i suoi evidenti e clamorosi fallimenti, sono devastanti: "A forza di liberalizzazioni ispirate dalla cultura Mps [Mont Pélerin Society, l'associazione di economisti, che prende il nome dal luogo in cui è stata fondata nel 1947] il sistema finanziario domina la politica non meno dell'economia — come ha dimostrato per l'ennesima volta il caso greco. I sistemi pubblici di protezione sociale sono in corso di avanzata demolizione: non servono, anzi sono nocivi, poiché ciascun individuo, secondo la cultura neoliberale, è responsabile del suo destino. La scuola e l'università sono state riformate, a partire dalla Germania per finire con l'Italia, in modo da funzionare come aziende" (Gallino, cit.).
Questo è appunto il pensiero dominante di cui anche il pezzo di Farina si fa portatore, sia pur in tono minore, e di cui anche la Chiesa cattolica romana si fa oggettivamente complice, pretendendo di usufruire di agevolazioni che la Costituzione non contempla.
Conclude Gallino, invocando Gramsci, che occorrerebbe cimentarsi "a provare ogni giorno, con solidi argomenti, la superiorità tecnica, economica, civile, morale della sanità pubblica su quella privata; delle pensioni pubbliche su quelle private, a fronte degli attacchi quotidiani alle prime dei media e dei politici, basati in genere su dati scorretti; dello Stato sulle imprese private per produrre innovazione e sviluppo, oggi come in tutta la seconda metà del Novecento; dell'importanza economica e politica dei beni comuni sull'assurdità della privatizzazioni?"
Aggiungiamo che, per parte nostra, cerchiamo di provare ogni giorno, con argomenti che ci paiono molto solidi, la superiorità tecnica, economica, civile, morale della scuola pubblica (non "di Stato") su quella privata.
mercoledì 22 luglio 2015
Un pessimo avvio per la "buona scuola"?
L'avvio del primo anno della cosiddetta "buona scuola" partorita dal premier Renzi e dal ministro Giannini non ha quasi nulla di buono, se stiamo alle previsioni.
Ecco i numeri:
- mancheranno 1700 dirigenti. Le scuole sottodimensionate avranno un dirigente reggente, titolare in un altro istituto di maggiori dimensioni, e un vicario senza esonero, con gli intuibili problemi di gestione che ne seguiranno.
- i vicari non potranno essere esonerati, prima che si attui il cosiddetto "organico potenziato" (vedi oltre).
- all'appello all'inizio delle lezioni forse mancheranno circa 2000 insegnanti.
- le "assunzioni" dei circa 103.000 precari avverranno in 4 fasi: la prima e la seconda (che riguardano poco meno della metà degli aventi diritto) dovrebbero concludersi prima dell'inizio dell'attività didattica, la terza e la quarta forse termineranno più tardi, si spera entro novembre.
- solo la terza e la quarta fase daranno luogo alla costituzione dell'organico potenziato che consentirà di esonerare il vicario: più tardi ciò potrà avvenire (c'è chi teme che si vada a gennaio 2016), maggiori saranno i problemi organizzativi e di gestione soprattutto per gli istituti più grandi.
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giovedì 2 aprile 2015
L'annientamento dei proff
Questa celebre vignetta rende perfettamente l'idea dei risultati ottenuti in quarant'anni dai governi della Repubblica italiana che, oltre a distruggere sistematicamente la scuola pubblica, hanno progressivamente ridimensionato il fondamentale ruolo sociale dei docenti e calpestato la loro professionalità. Ora, come ci racconta Corrado Zunino su La Repubblica (Studenti contro professori: le nostre classi diventano un ring), gli studenti, e anche i genitori, hanno imboccato la strada della criminalità vera e propria. Senza una decisa inversione di tendenza, che invochiamo da molti anni, fatta di provvedimenti che restituiscano centralità alla professione docente, il degrado sociale e culturale del Paese diventerà sempre più grave e forse irreversibile.
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venerdì 5 dicembre 2014
Le contraddizioni del concorsone di Profumo mettono nei guai il governo Renzi
In un post di venerdì 21 settembre 2012 (allegato in coda) avevamo parlato della megalomania e dell'incompetenza (unite assieme formano quasi sempre un mix fatale) dello pseudoministro dell'istruzione di allora, Profumo, che aveva deciso di lasciare il segno della sua apparizione sul palcoscenico sempre più screditato della politica italiana bandendo un concorso, di cui cercavamo di indicare alcuni profili di contraddittorietà e di disprezzo per il diritto (tema che avevamo ripreso en passant, in un post del 1 settembre 2013, parlando della politica scolastica dell'evanescente governo Letta e del suo inesistente ministro Carrozza).
Ora i nodi dell'assurda decisione di Profumo vengono al pettine: il governo italiano, giustamente bacchettato dalla Corte di Giustizia europea per l'illegittima gestione delle supplenze nella scuola, dovrà assumere gli idonei al concorso, anche se non hanno mai insegnato, che scavalcheranno i precari già abilitati con anni di insegnamento alle spalle e inclusi nelle graduatorie ad esaurimento. Senza contare altre categorie di supplenti di istituto, con esperienza pluriennale ma non inseriti in graduatorie.
Che il cosiddetto concorsone fosse il parto di una mente obnubilata dalla completa ignoranza dei problemi in gioco l'avevamo già sottolineato, soprattutto perché rispondeva ad una logica di reclutamento del personale docente priva di senso, ma ora le contraddizioni, che l'attuale governo dovrà risolvere, si fanno palesi e sono ben illustrate, anche negli aspetti di vera e propria comicità, da Salvo Intravaia su La Repubblica, a cui rinviamo.
Per documentarsi sulla sentenza della Corte Europea vd. Corrado Zunino su La Repubblica.
Il nostro post del 21 settembre 2012:
In un'Italia che avrebbe più che mai bisogno di un nuovo Umanesimo e di una visione filosofica della crisi, ma è governata da economisti e finanzieri, il ministro dell'istruzione Profumo, un ingegnere elettrotecnico con un curriculum di altissimo profilo, il classico personaggio che siede in tanti consigli di amministrazione, che sembra essere un esperto di ricerca scientifica e tecnica (e solo quella, forse), dimostra, da buon ingegnere, una straordinaria incompetenza nel campo filosofico, pedagogico e didattico. Infatti, non rassegnandosi a non lasciar il segno, pur non essendo stato eletto da nessuno, ha deciso di bandire un concorso per l'assunzione di nuovi docenti, che, riproponendo in gran parte le folli idee che già aveva partorito il ministro di Prodi, Luigi Berlinguer, nel 1999, rispolvera pazzesche concezioni del reclutamento dei docenti e dell'accertamento delle competenze didattiche che farebbero contemporaneamente ridere e piangere tutti i pedagogisti della storia della civiltà umana.Non bastasse questo, il concorso presenta profili di illegittimità sconcertanti, che fanno sembrare lo Stato italiano uno di quei furfantelli che, nei confronti dei cittadini, praticano il gioco delle tre carte, cambiando di nuovo, pur senza averne alcun titolo, le regole per l'assunzione dei docenti e annullando, quasi di colpo, le regole precedenti.
- Si tratta di un concorso a cattedre, non abilitante, quindi anche chi risultasse idoneo, ma non vincitore di cattedra, non conseguirebbe l'abilitazione.
- Ma soprattutto azzera tutte le graduatorie precedenti: ciò significa che:
- chi ha ottenuto l'abilitazione in concorsi precedenti ed è in "lista d'attesa" per l'assunzione non ha più diritto a entrare in ruolo, se non partecipa al concorso e non si piazza in posizione utile;
- riserva la stessa sorte per chi ha conseguito una o due o più abilitazioni e magari anche qualche specializzazione nelle precedenti SSIS;
- considera pressoché nulla l'esperienza professionale maturata da quei precari, tutti o quasi già pluriabilitati, che hanno avuto supplenze o incarichi annuali negli ultimi anni.
La frettolosa abolizione delle SSIS, che si fondavano sul giusto principio del tirocinio, e la riproposizione di un concorso che prevede procedure (come il "quizzone" a risposta multipla o la lezione simulata) a dir poco grottesche per chi conosce la professione docente, si rivela l'ennesimo imbroglio dello Stato italiano nei confronti dei propri cittadini.
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martedì 2 dicembre 2014
Renzi e Giannini come Berlusconi e Brichetto Moratti?
La Camera ha approvato un emendamento di Forza
Italia alla legge di stabilità (tra i relatori il professore che non ha
mai vinto un concorso Renato Brunetta; vedi articolo di Salvo Intravaia su La Repubblica) che
vuol far tornare la scuola italiana ai tempi del governo Berlusconi con ministro
Brichetto Moratti, con il classico provvedimento demagogico e favorevole
alle scuole private (paritarie per "merito" di un ministro di
sinistra!): tutti commissari interni alle commissioni di maturità!
Ora tocca al Senato, poi eventualmente al ministro Giannini, che ha già dimostrato una buona dose di incompetenza e di populismo, dicendosi favorevole al provvedimento. A parte la violazione di convenzioni formali con la Francia per il doppio diploma EsaBac, è una mossa ridicola (i commissari interni hanno già valutato gli studenti 20 giorni prima), contraddittoria e destinata a precipitare l'Italia in un abisso sempre più profondo.
Ora tocca al Senato, poi eventualmente al ministro Giannini, che ha già dimostrato una buona dose di incompetenza e di populismo, dicendosi favorevole al provvedimento. A parte la violazione di convenzioni formali con la Francia per il doppio diploma EsaBac, è una mossa ridicola (i commissari interni hanno già valutato gli studenti 20 giorni prima), contraddittoria e destinata a precipitare l'Italia in un abisso sempre più profondo.
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