venerdì 5 dicembre 2014

Le contraddizioni del concorsone di Profumo mettono nei guai il governo Renzi





In un post di venerdì 21 settembre 2012 (allegato in coda) avevamo parlato della megalomania e dell'incompetenza (unite assieme formano quasi sempre un mix fatale) dello pseudoministro dell'istruzione di allora, Profumo, che aveva deciso di lasciare il segno della sua apparizione sul palcoscenico sempre più screditato della politica italiana bandendo un concorso, di cui cercavamo di indicare alcuni profili di contraddittorietà e di disprezzo per il diritto (tema che avevamo ripreso en passant, in un post del 1 settembre 2013, parlando della politica scolastica dell'evanescente governo Letta e del suo inesistente ministro Carrozza).

Ora i nodi dell'assurda decisione di Profumo vengono al pettine: il governo italiano, giustamente bacchettato dalla Corte di Giustizia europea per l'illegittima gestione delle supplenze nella scuola, dovrà assumere gli idonei al concorso, anche se non hanno mai insegnato, che scavalcheranno i precari già abilitati con anni di insegnamento alle spalle e inclusi nelle graduatorie ad esaurimento. Senza contare altre categorie di supplenti di istituto, con esperienza pluriennale ma non inseriti in graduatorie.
Che il cosiddetto concorsone fosse il parto di una mente obnubilata dalla completa ignoranza dei problemi in gioco l'avevamo già sottolineato, soprattutto perché rispondeva ad una logica di reclutamento del personale docente priva di senso, ma ora le contraddizioni, che l'attuale governo dovrà risolvere, si fanno palesi e sono ben illustrate, anche negli aspetti di vera e propria comicità, da Salvo Intravaia su La Repubblica, a cui rinviamo.

Per documentarsi sulla sentenza della Corte Europea vd. Corrado Zunino su La Repubblica.

 Il nostro post del 21 settembre 2012:
In un'Italia che avrebbe più che mai bisogno di un nuovo Umanesimo e di una visione filosofica della crisi, ma è governata da economisti e finanzieri, il ministro dell'istruzione Profumo, un ingegnere elettrotecnico con un curriculum di altissimo profilo, il classico personaggio che siede in tanti consigli di amministrazione, che sembra essere un esperto di ricerca scientifica e tecnica (e solo quella, forse), dimostra, da buon ingegnere, una straordinaria incompetenza nel campo filosofico, pedagogico e didattico. Infatti, non rassegnandosi a non lasciar il segno, pur non essendo stato eletto da nessuno, ha deciso di bandire un concorso per l'assunzione di nuovi docenti, che, riproponendo in gran parte le folli idee che già aveva partorito il ministro di Prodi, Luigi Berlinguer, nel 1999, rispolvera pazzesche concezioni del reclutamento dei docenti e dell'accertamento delle competenze didattiche che farebbero contemporaneamente ridere e piangere tutti i pedagogisti della storia della civiltà umana.
Non bastasse questo, il concorso presenta profili di illegittimità sconcertanti, che fanno sembrare lo Stato italiano uno di quei furfantelli che, nei confronti dei cittadini, praticano il gioco delle tre carte, cambiando di nuovo, pur senza averne alcun titolo, le regole per l'assunzione dei docenti e annullando, quasi di colpo, le regole precedenti.
  1. Si tratta di un concorso a cattedre, non abilitante, quindi anche chi risultasse idoneo, ma non vincitore di cattedra, non conseguirebbe l'abilitazione.
  2. Ma soprattutto azzera tutte le graduatorie precedenti: ciò significa che:
  •  chi ha ottenuto l'abilitazione in concorsi precedenti ed è in "lista d'attesa" per l'assunzione non ha più diritto a entrare in ruolo, se non partecipa al concorso e non si piazza in posizione utile;
  • riserva la stessa sorte per chi ha conseguito una o due o più abilitazioni e magari anche qualche specializzazione nelle precedenti SSIS;
  • considera pressoché nulla l'esperienza professionale maturata da quei precari, tutti o quasi già pluriabilitati, che hanno avuto supplenze o incarichi annuali negli ultimi anni.
La frettolosa abolizione delle SSIS, che si fondavano sul giusto principio del tirocinio, e la riproposizione di un concorso che prevede procedure (come il "quizzone" a risposta multipla o la lezione simulata) a dir poco grottesche per chi conosce la professione docente, si rivela l'ennesimo imbroglio dello Stato italiano nei confronti dei propri cittadini.

martedì 2 dicembre 2014

Renzi e Giannini come Berlusconi e Brichetto Moratti?

La Camera ha approvato un emendamento di Forza Italia alla legge di stabilità (tra i relatori il professore che non ha mai vinto un concorso Renato Brunetta; vedi articolo di Salvo Intravaia su La Repubblica) che vuol far tornare la scuola italiana ai tempi del governo Berlusconi con ministro Brichetto Moratti, con il classico provvedimento demagogico e favorevole alle scuole private (paritarie per "merito" di un ministro di sinistra!): tutti commissari interni alle commissioni di maturità! 
Ora tocca al Senato, poi eventualmente al ministro Giannini, che ha già dimostrato una buona dose di incompetenza e di populismo, dicendosi favorevole al provvedimento. A parte la violazione di convenzioni formali con la Francia per il doppio diploma EsaBac, è una mossa ridicola (i commissari interni hanno già valutato gli studenti 20 giorni prima), contraddittoria e destinata a precipitare l'Italia in un abisso sempre più profondo.




lunedì 10 marzo 2014

Verso la distruzione definitiva della scuola pubblica?

La piena uguaglianza tra scuola pubblica e scuola privata, che è nei programmi del governo Renzi e del Ministro dell'istruzione Giannini, oltre a fondarsi su un principio più contraddittorio che discutibile, nasconde un grave rischio per la scuola pubblica e prelude alla deriva verso la totale privatizzazione dell'istruzione in Italia, come ben argomenta Nadia Urbinati su La Repubblica. Questo garantirebbe all'Italia la fine della democrazia e dello Stato di diritto nonché il tracollo economico irreversibile, a causa dell'azzeramento della mobilità sociale, derivante da una scuola classista, riservata di fatto ai più abbienti. E' un tema che merita un approfondimento adeguato e, soprattutto, richiederebbe una battaglia politica dura e senza tregua.

sabato 1 marzo 2014

Scuola pubblica, scuola privata, libertà educativa e nuovo governo

"La libertà di scelta educativa - ha puntualizzato il ministro Giannini - è un principio europeo ed è un principio di grande civiltà". 
Ma che cos'è la libertà educativa? Educare i propri figli secondo i propri valori, per esempio quelli della fede cristiana? 
Ma questa libertà educativa non viola la libertà dei figli di essere educati innanzitutto alla libertà (quella di pensare, per esempio)? 
Non è la scuola pubblica, laica e pluralista, l'unica a garantire questa libertà, che è quella dei figli, di non essere semplici destinatari di valori già scelti da altri, nel nome della libertà di altri?