In un post di venerdì 21 settembre 2012 (allegato in coda) avevamo parlato della megalomania e dell'incompetenza (unite assieme formano quasi sempre un mix fatale) dello pseudoministro dell'istruzione di allora, Profumo, che aveva deciso di lasciare il segno della sua apparizione sul palcoscenico sempre più screditato della politica italiana bandendo un concorso, di cui cercavamo di indicare alcuni profili di contraddittorietà e di disprezzo per il diritto (tema che avevamo ripreso en passant, in un post del 1 settembre 2013, parlando della politica scolastica dell'evanescente governo Letta e del suo inesistente ministro Carrozza).
Ora i nodi dell'assurda decisione di Profumo vengono al pettine: il governo italiano, giustamente bacchettato dalla Corte di Giustizia europea per l'illegittima gestione delle supplenze nella scuola, dovrà assumere gli idonei al concorso, anche se non hanno mai insegnato, che scavalcheranno i precari già abilitati con anni di insegnamento alle spalle e inclusi nelle graduatorie ad esaurimento. Senza contare altre categorie di supplenti di istituto, con esperienza pluriennale ma non inseriti in graduatorie.
Che il cosiddetto concorsone fosse il parto di una mente obnubilata dalla completa ignoranza dei problemi in gioco l'avevamo già sottolineato, soprattutto perché rispondeva ad una logica di reclutamento del personale docente priva di senso, ma ora le contraddizioni, che l'attuale governo dovrà risolvere, si fanno palesi e sono ben illustrate, anche negli aspetti di vera e propria comicità, da Salvo Intravaia su La Repubblica, a cui rinviamo.
Per documentarsi sulla sentenza della Corte Europea vd. Corrado Zunino su La Repubblica.
Il nostro post del 21 settembre 2012:
In un'Italia che avrebbe più che mai bisogno di un nuovo Umanesimo e di una visione filosofica della crisi, ma è governata da economisti e finanzieri, il ministro dell'istruzione Profumo, un ingegnere elettrotecnico con un curriculum di altissimo profilo, il classico personaggio che siede in tanti consigli di amministrazione, che sembra essere un esperto di ricerca scientifica e tecnica (e solo quella, forse), dimostra, da buon ingegnere, una straordinaria incompetenza nel campo filosofico, pedagogico e didattico. Infatti, non rassegnandosi a non lasciar il segno, pur non essendo stato eletto da nessuno, ha deciso di bandire un concorso per l'assunzione di nuovi docenti, che, riproponendo in gran parte le folli idee che già aveva partorito il ministro di Prodi, Luigi Berlinguer, nel 1999, rispolvera pazzesche concezioni del reclutamento dei docenti e dell'accertamento delle competenze didattiche che farebbero contemporaneamente ridere e piangere tutti i pedagogisti della storia della civiltà umana.Non bastasse questo, il concorso presenta profili di illegittimità sconcertanti, che fanno sembrare lo Stato italiano uno di quei furfantelli che, nei confronti dei cittadini, praticano il gioco delle tre carte, cambiando di nuovo, pur senza averne alcun titolo, le regole per l'assunzione dei docenti e annullando, quasi di colpo, le regole precedenti.
- Si tratta di un concorso a cattedre, non abilitante, quindi anche chi risultasse idoneo, ma non vincitore di cattedra, non conseguirebbe l'abilitazione.
- Ma soprattutto azzera tutte le graduatorie precedenti: ciò significa che:
- chi ha ottenuto l'abilitazione in concorsi precedenti ed è in "lista d'attesa" per l'assunzione non ha più diritto a entrare in ruolo, se non partecipa al concorso e non si piazza in posizione utile;
- riserva la stessa sorte per chi ha conseguito una o due o più abilitazioni e magari anche qualche specializzazione nelle precedenti SSIS;
- considera pressoché nulla l'esperienza professionale maturata da quei precari, tutti o quasi già pluriabilitati, che hanno avuto supplenze o incarichi annuali negli ultimi anni.
La frettolosa abolizione delle SSIS, che si fondavano sul giusto principio del tirocinio, e la riproposizione di un concorso che prevede procedure (come il "quizzone" a risposta multipla o la lezione simulata) a dir poco grottesche per chi conosce la professione docente, si rivela l'ennesimo imbroglio dello Stato italiano nei confronti dei propri cittadini.