sabato 30 marzo 2013
Analfabetismo: il vero problema italiano
Gli ultimi dati Ocse confermano l'alto tasso di analfabetismo di ritorno e di illetteralismo degli italiani: un grave deficit "che è anche un limite nell'esercizio di cittadinanza, e dunque un terribile avversario per la democrazia" (Simonetta Fiori, "I nuovi analfabeti", La Repubblica, 29/03/2013).
Questo è il vero problema italiano, su cui Scuola Democratica insiste da tempo, ma che sembra "ignorato dalle nostre classi dirigenti" (Simonetta Fiori, cit.) o forse "cavalcato con lucido discernimento" (S. Fiori, cit.).
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venerdì 29 marzo 2013
I-taglia la scuola
Per quanto riguarda le politiche sull'istruzione, che sono l'unica possibile chiave dello sviluppo compatibile e dell'uscita da una crisi che è soprattutto culturale, morale e civile, l'Italia sta facendo esattamente il contrario di quel che si dovrebbe fare ed è la prima quanto a riduzione della spesa nel settore: un ben triste primato, che dobbiamo soprattutto a ministri del calibro di Brichetto (detta Moratti), Gelmini e Profumo, e a governanti come Berlusconi e Monti. Ora dovremmo ribattezzarla "Itaglia".
Anche la Commissione Europea lo certifica ufficialmente, ma le forze
che hanno "pareggiato" al Senato, e anche le altre, il problema
dell'istruzione non l'hanno mai nominato nemmeno per sbaglio.
Noi non ci sentiamo itagliani, anche se per sfortuna e purtroppo lo siamo (modificando un po' Gaber).
L'Italia ha tagliato più di qualsiasi altro Stato europeo sull'istruzione e da Bruxelles arriva una autentica strigliata. "Sono tempi difficili per le finanze nazionali ma abbiamo bisogno di un approccio coerente in tema di investimenti pubblici nell'istruzione e nella formazione poiché questa è la chiave per il futuro dei nostri giovani e per la ripresa di un'economia sostenibile nel lungo periodo". Come dire: la crisi c'è ma occorre capire cosa tagliare. La tirata di orecchie all'Italia arriva direttamente dalla Commissione europea che ha passato in rassegna i bilanci dei 27 Paesi membri scoprendo che negli ultimi tre anni soltanto otto hanno tagliato sull'istruzione. E l'Italia è la prima.(La Repubblica).
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lunedì 25 marzo 2013
Emergenza scuola pubblica
Mentre ribadiamo la validità e imprescindibilità del nostro programma politico per l'Italia (vedi sotto), constatiamo che l'attuale immediata emergenza del nostro Paese (impossibilità di costituire un governo) è aggravata dal fatto che una delle più determinanti e profonde emergenze (l'oblio della scuola pubblica) non è stata argomento della campagna elettorale né lo è ora nei discorsi della nuova "classe dirigente" (ahinoi!).
L'ipotesi di larghe intese (Pd+Pdl) è un paradosso: il Pdl ha distrutto e vuol continuare a distruggere la scuola pubblica; il Pd in teoria dovrebbe riguadagnare una posizione di centrosinistra laico e di ricostruzione della "res publica" (privatizzata da 30 anni di craxo-berlusconismo). Mah!
Programma politico per l'Italia:
1) a breve termine: creare lavoro per mezzo dia) detassazione del lavoro dipendente e delle pensioni al fine di
a1) aumentare il potere d'acquisto dei cittadini e
a2) rilanciare la produzione
e per mezzo di
b) investimenti nei settori che possono produrre ricchezza, cioè:
b1) cultura
b2) turismo
b3) nuove tecnologie
b4) green economy.
MA per rendere efficace la creazione di lavoro (vedi 1) e non perdere quasi subito il lavoro creato occorre
2) a medio termine (ma da fare subito): tornare a investire sulla SCUOLA PUBBLICA per avere nuovi talenti nell'università e nella ricerca, capaci di produrre innovazione e sviluppo compatibile, quindi:
a) abrogare l'art. 64 della legge 133/2008 (detta "legge Tremonti"),
b) abrogare la cosiddetta "riforma" Gelmini,
c) abrogare tutti gli articoli di legge che tolgono risorse alla scuola pubblica,
d) valorizzare la professionalità docente con apposite misure extracontrattuali.
SENZA IL PUNTO 2 IL PUNTO 1 E' INUTILE.
C'è qualche programma elettorale che rispecchia questi intenti? Ci sarà al governo qualcuno che li vorrà realizzare?
Scuola Democratica cercherà, comunque, chiunque governerà, di impegnarsi, nei limiti delle sue possibilità, per far abrogare, tramite referendum, tutte le leggi che conducono l'Italia alla rovina culturale, civile, morale e materiale.
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