lunedì 7 marzo 2011

La distruzione della scuola pubblica


Sta per giungere a compimento il triennio programmato nel 2008 (legge 133 art. 64) per la demolizione della scuola pubblica italiana.


Il prossimo anno scolastico, da settembre, 19.700 cattedre in meno, 14 mila addetti del personale non docente in meno, più alunni iscritti con 10.617 classi in meno: cioè, aule con più di 30 studenti, in alcuni casi anche 35, in alcuni altri casi fino a 40.


Ma, purtroppo, dell'art. 64 della legge 133 non si è preoccupato nessuno tre anni fa: non i sindacati, non i politici, non gli intellettuali illuminati che ora si accorgono, un po' troppo tardi, che la scuola pubblica è stata colpita a morte. Ora la vorrebbero difendere. ma non bisogna difenderla: bisogna ricostruirla, perché sta per esser ridotta in macerie e con essa l'Italia intera.


Già, perché sindacalisti, politici, intellettuali, non si sono forse ancora accorti che la crescita civile, culturale, sociale e anche economica di un Paese inizia dalla scuola pubblica.


Noi siamo stati tra i pochi ad aver lanciato subito l'allarme, inascoltati.